Io credo a quei dati

Adesso credo a quei dati.

E' tardi, è la fine di una notte da incubo, in cui il futuro di un'Italia macerata, calpestata, umiliata per cinque lunghi anni dall'Omino di Burro si è giocato sull'uno per mille dei voti.

Ma grazie a quell'uno per mille c'è' la maggioranza alla Camera, grazie alla legge che loro si sono cuciti addosso. Non c'è' ancora la maggioranza al Senato ma le percentuali di affluenza degli italiani all'estero sono ben diverse da quelle nostrane. Quel manipolo di uomini può fare la differenza.

E cosi' alle due di notte l'ulivo festeggia, con dichiarazioni di vittoria tanto surreali quanto speranzose. Ho deciso che ci credo, ci credo perché ce l'abbiamo fatta nonostante tutto. Perché se gli altri avessero truccato le elezioni come tutti gli indizi facevano pensare fino a ieri sera ora non chiederebbero il conteggio delle schede, un conteggio che come scrutatore d'annata so bene che è difficilissimo alterare.

Certo rimangono molte stranezze:

  • Exit poll e sondaggi che danno tutti, concordi un vantaggio che sparisce.
  • Il medesimo vantaggio che si assottiglia in una sola direzione durante lo spoglio: i dati numerici normalmente ballano in più o in meno, ma in questo caso non è successo.
  • Il voto elettronico voluto e approvato in tutta fretta.

Ma ora basta. Ora si volta pagina. Al Senato qualcosa succederà, oppure, senza dirci niente, qualche accordo è già stato preso.

Cesare è qui accanto a me che dorme profondamente. Scusaci, piccolo, se abbiamo riversato su di te le nostre angosce stasera, tenendoti sveglio nonostante le tue vibrate proteste fino a notte alta. Scusaci se abbiamo dubitato di darti un mondo migliore e scusaci se ci siamo riusciti (forse) per il rotto della cuffia.

Update: non sono l'unico ad avere peplessità.

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