John Gruber sugli annunci WWDC 2006

Regarding the Hardware Announcements at WWDC 2006:

Notebook market share is much more indicative of the overall interest in the Mac platform.

[…]

Apple’s “i” prefix is really rather curious, if you think about it. Originally, it ostensibly stood for “Internet”, in that the original iMac was introduced as the “Internet” Mac. But that connection between the “i” and “Internet” quickly faded away, and the “i” has more or less come to mean “fun consumer-level product from Apple”, which really has no logical connection with the letter “i”. The most famous iProduct of all — the iPod — has nothing whatsoever to do with the Internet. (iTunes does, but not the iPod itself.) In this larger “i” context, “iMac” fits perfectly, and what seems odd is the fact that the non-pro MacBooks lost their “i”.

(Via Daring Fireball.)

Il consueto articolo di approfondimento di John che si distingue per non seguire le cose dette e stradette nel buzz della blogosfera.

Ho selezionato due passaggi che mi hanno colpito:

l’osservazione sulla quota di mercato misurata con il segmento dei portatili è molto sensata. Ne ho trovato una personale ed empirica conferma nel mio ambiente di lavoro, tradizionalmente intel-centrico in cui, da singolo utente Mac, su 300 persone ho visto aumentare il numero di portatili di colpo negli ultimi mesi. Pochi in assoluto ma rilevanti in percentuale e soprattutto da parte di persone che mai si sarebbero interessate prima al Mac.

Altra conferma durante la conferenza GARR/Terena 2006 cui ho partecipato come staff di streaming (ho un post in arretrato al proposito): nell’ambiente scientifico e accademico la quantità di iBook e Powerbook anche al banco dei relatori andava ben oltre la fluttuazione casuale a tre sigma. 🙂

Sul ruolo della “i” ricordo una pagina sepolta nel sito Apple ma che ora non riesco a ritrovare. Prometto update. Non ridete.

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