Malato di Twitter

Il mio smart feed di NetNewsWire targato Twitter stasera aveva 78 post non letti. Il più antico era di fine agosto, uno di novembre e tutti gli altri da dicembre scorso ad oggi. Un’esplosione, un’epidemia

Cosa sia Twitter nella sua essenza lo ha spiegato Paolo con la consueta limpidezza. Sempre da Paolo avevo preso il contagio qualche tempo fa cogliendo l’occasione di collaudare 10 minutes mail.

Come funzioni è presto detto: ci si registra, si elegge fra gli altri utenti una serie di amici (friends) e si può essere scelti come tali (in questo caso si hanno dei seguaci o followers). Nella propria pagina si ha a disposizione un enorme form in cui raccontare cosa si sta facendo in quel momento in 149 caratteri al massimo, perché è questo lo scopo del gioco: raccontare a colpi di flash cosa si sta facendo. Nel resto della pagina compaiono, a mo’ di blog, le istantanee che abbiamo inviato precedentemente insieme a quelle dei nostri amici. Simmetricamente i nostri seguaci ricevono le nostre notifiche e quelle dei loro amici.

C’è quindi una asimmetria di fondo: dagli amici si riceve e ai seguaci si trasmette. E’ la caratteristica fondante di Twitter: si è liberi di scegliere quanti amici si vuole ma non è dette che tutti costoro scelgano di diventare tuoi seguaci. Rispecchia da un lato l’asimmetria (o, se vogliamo, la libertà di scelta di simmetria) tra blogger: io posso abbonarmi a tutti i feed che voglio ma ciò non implica che il resto del mondo si abboni al mio. Questo illude in parte di essere in contatto con le blog star, ma può accadere di essere tranquillamente ignorati. Del resto la regola fondamentale dell’essere blogger è: scrivi qualcosa di interessante e prima o poi verrai letto.

In Twitter questa asimmetria assume un significato diverso: è difficile catturare l’attenzione del resto del mondo in 149 caratteri (anche se potrebbe essere una sfida letteraria interessante, degna di Georges Perec). Ci si abbona direttamente a nomi che si conoscono già. Twitter sembra un canale parallelo di una rete sociale preesistente. Ma non è tutto: l’asso nella manica di Twitter è la multicanalità: le notifiche di stato su cosa stiamo facendo arrivano sì sul web (aggregate sulla pagina con tanto di immancabile feed RSS) ma anche via IM (Instant Messaging, ovvero la chat di Yahoo, AIM, Jabber, GTalk, etc.) e via SMS.

Con IM e SMS si passa il punto di non ritorno, grazie ad alcuni ingredienti fondamentali:

  • velocità: twitter diventa un sistema immediato, privo dell’ancorché minima lentezza di caricamento del browser
  • Quantizzazione: breve come un SMS, una pillola che entra subito in circolo, non devo stare a spiegare
  • Pervasività: con l’SMS ricevo e mando notifiche ovunque mi trovi e senza un computer collegato in rete
  • Onnipotenza: via IM twitter ha un suo linguaggio (lingo) che solletica il buon vecchio senso di comando di ogni informatico. Twitter appare come un comune contatto via IM ma in realtà è un automa (un bot) che obbedisce ai nostri comandi (pochi, semplici ma funzionali).
  • Conversazione: Twitter solletica il riflesso condizionato noto come e allora anch’io. Non è un vero botta e risposta ma è come se lo fosse: spinta compulsiva ad aggiornare il proprio stato appena si legge una notifica di altri.

La combinazione di questi ingredienti porta ad una nuova web-dipendenza che si può capire solo se sperimentata personalmente. E’ divertentissimo ma dopo un po’ appaiono i primi interrogativi:

Il senso di conversazione è fuorviante: si perde di vista l’asimmetria di cui sopra e si crede di star parlando ad una platea ma si sta ascoltando un platea e parlando a pochi intimi. Twitter non è una chat room, è un servizio di notifica, la cui immediatezza lo colloca in una terra di nessuno a metà fra blog stringato, un IM e un fitto thread di mail. Del resto una qualche forma di autorizzazione a ricevere traffico la si deve dare: negli IM avviene in maniera simmetrica di comune accordo (richiesta di aggiunta reciproca nella lista di contatti e solo dopo si viene letti dalle due parti), su Twitter c’è’ libertà di rintracciarsi ma anche nessun obbligo di ricevere il traffico altrui. Questo risulta chiaro solo dopo un po’ di pratica.

La velocità in questa terra di nessuno produce una tendenza alla proliferazione dei messaggi: il post di un blog scaturisce in genere da una riflessione, una scrematura interna di cose da dire da cui estrarre un contenuto valido. Twitter porta fuori la voglia di dire qualsiasi cosa, mescolando presenzialismo, esibizionismo, e divertimento puro.

Da un punto di vista tecnico è sufficiente fare pratica con i comandi via IM che escludono le notifiche di tutti o alcuni fra gli amici (molto utile l’inibizione delle notifiche per fasce orarie, così da non dover silenziare gli SMS sul telefono quando si va a dormire). Via IM il problema è facilmente risolvibile: basta impostare una action, ad esempio su iChat, specifica per quel contatto: io ho detto a Mac OS X di pronunciare il nome Twitter ad ogni notifica, così guardando la TV non confondo i messaggi di Twitter con quelli di utenti umani “veri”. Sempre sugli SMS ci sono dei dubbi sui reali costi. Resta solo da controllare il dettaglio chiamate del proprio operatore mobile almeno fintantoché non saremo dotati di telefoni wifi in grado di colegarsi a reti wireless onnipresenti.

Da un punto di vista strutturale ci si chiede da più parti come il sistema possa scalare: è di fatto un broadcasting che moltiplica messaggi con legge di potenza. Come regge il server? Ieri sera è rallentato molto, forse in concomitanza con lo svegliarsi degli americani. Se il sistema risponde lentamente il divertimento passa (ieri Sandrino voleva mollare appena cominciato). Secondo me, il virus è innescato, il servizio sta decollando ed è ovvio che verrà irrobustito sia come struttura che come features e comandi.

Da un punto di vista sociale non condivido gli allarmi sul Tamagotchi o sull’eccesso di pervasività:

Verosimilmente, gli adepti del Pervasive Sharing sono una fascia ristrettissima di utenti web caratterizzati da un’estrema (ed inquietante) libertà di azione rispetto ad alcuni normali vincoli della vita reale.

Penso a Twitter come ad una serie di fotografia di una rete di amici (per questo avevo usato il termine istantanea), come il palazzo senza facciata de La Vita, Istruzioni Per l’Uso (il Romanzo di Perec, non il blog).

E’ un’istantanea ha sviluppato già una sua netiquette e ricorda evidentemente IRC e i suoi

/me si rotola dalle risate

E’ anche un’altra rete sociale che si sovrappone a quelle già esistenti senza interoperabilità.

L’aspetto sociale che mi ha colpito maggiormente è la tangenzialità della comunicazione che già si riscontra nei blog. Io racconto cosa sto facendo ora, ma nel farlo posso lasciar cadere tutta una serie di agganci o esche per chi mi legge. Posso sottointendere o accennare aspetti del mio lavoro, della mia struttura, dei miei contatti che servono come spunti (in senso positivo) o messaggi subliminali (leggi pubblicitari, in senso negativo) per far nascere altre conversazioni (via mail o IM), essere notati o citati.

Sto ovviamente scoprendo l’acqua calda: nella blogosfera questo è un fenomeno arcinoto. Nella Twitter-sfera la tangenzialità è più ammiccante, fulminante, ripetuta. Solletica la curiosità, ti porta sull’home page linkata nella pagina del profilo, tira fuori la tua voglia di lasciar cadere indizi che nemmeno sapevi di avere.

In questo senso l’interpretazione positivista di Paolo di Twitter all’interno di un gruppo di lavoro mi sembra destinata a scontrarsi con una realtà permeata di maggior rumore di fondo. Verissimo e utile l’uso dei meta-dato sulla disponibilità (lo status del proprio IM: pallino rosso quando non si vuole essere scocciati) ma troppo alto il rischio che la gente non conosca l’auto censura e cominci a esagerare con i “twitt” catturando la tua attenzione quando non deve. In aspetti molto meno all’avanguardia di Internet, come l’email, c’è ancora moltissima gente che ne abusa o che ignora le banali norme di netiquette; faccio fatica a pensare ad una razionalità diffusa che permette un uso produttivo al 100% di uno strumento come Twitter. Per non parlare delle gelosie all’interno del proprio posto di lavoro o delle timidezze che a tutt’oggi portano a sottoutilizzare la piattaforma di blogging.

Ma sto andando fuori tema. Vado a scrivere su twitter che ho finito il post (anche se tardi per Luca). Lo scrivo in inglese come da netiquette. E scrivo anche che devo ricordarmi di metterci meno tempo a scrivere un post. Due ore sono veramente troppe. 🙂

Buona notte!

P.S.: Dimenticavo, seguitemi su Twitter

P.P.S.: Update: un altro post analitico molto interessante.

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3 commenti

  1. Mmm, sembra interessante. Mi sono registrato (username botolo) e ti ho aggiunto nella mia lista (sei l’unico, sigh). Adesso vediamo se è veramente divertente come dici 😉

  2. MI spieghi dettagliatamente come fare per farmi arrivare le notifiche sul cell?
    ho immesso il mio numero di cell , ho mandato un sms al numero : +447781488126 con codice
    ma non succede nulla e non mi arrivano le notifiche .
    Sperabdo di non disturbarti ,
    ti saluto
    ciao

  3. @marcello: credo che tu abbia seguito correttamente la procedura di twitter. Hai provato a mandare i comandi “lingo” a quel numero di SMS?

    http://twitter.com/help/?

    oppure: hai provato a cambiare lo stato delle notifiche dalla tua home di Twitter?

    Se tutto questo non funziona prova a scrivere al supporto:

    http://twitter.com/help/contact

    Proprio in questi giorni ho trovato un bug sul cambio delle notifiche che twitter.com ha prontamente aggiustato.

    Fammi sapere!

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