Perché uso Twitter?

E in questo scorcio di wifi dolomitico e ultimi minuti di batteria salto sul carro del twitter-meme di cui c’è traccia anche sulo wiki di pandemia.

Twitter è rapido come un’endovenosa. Beh, diciamo una mentina.
Twitter aggiunge al meccanismo delle reti sociali il fattore velocità: alla destrutturazione della chatroom tradizionale (tutti entrano in maniera convenuta in una chat e sono obbligati a leggersi vicendevolemente) risolta con il meccanismo asimmetrico dei followers e friend (io scrivo, non so chi mi legge ma decido io chi leggefre) viene aggiunta un’immediatezza mai provata prima.

Twitter riesce a mimare come nulla prima di lui un setting da party o se vogliamo da BarCamp: un grupppo di persone che si spezza in sottogruppi o cluster, di cui si ascoltano le chiacchiere, in cui immettere le proprie passeggiando da un gruppo all’altro. Se la chiacchiera trasporta una notizia “calda” allora è capace di fare il giro vorticoso di tutto il gruppo. Se è “locale” avrà l’attenzione solo delle persone coinvolte e di qualche curioso che avrà il dono poter diffondere la cosa ad altri gruppi. Il principio dei “legami deboli” delle reti a piccoli mondi.

Su twitter avvengono situazioni surreali, vengono trasmessi aggiornamenti in tempo reale di eventi come lo ZenaCamp, ci sono i link di Scoble, le frasi taglienti di John Gruber, i dialoghi ancor più surreali dei personagi di StarWars. Il tutto in un unico “river of news” (che sta alimentando sempre più la mia pagina dei favoriti).

Quando la mole delle informazioni più “lente” o “consolidate” (i post dei blog anche via rss) raggiungono dimensioni non compatibili con le giornate prive di tempo libero (o giustamente dedicate ai propri cari) allora Twitter vince su tutto: un’occhiata alle ultime 2 pagine di Twitter è un’affresco della giornata appena passata.

Sempre grazie ai contatti giusti. Thanks Twitters!

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