Il Corriere e la Gibson Robot

Due giorni fa è uscita la Gibson Robot, la chitarra che si accorda da sola: è una chitarra dotata di sensori di intonazione e motori sui piroli per mantenere la giusta tensione sulle corde anche durante l’esecuzione, risparmiando lo sforzo di accordarla di tanto in tanto.

Grazie alla memorizzazione di diversi preset, la Gibson Robot permette di passare da un tipo di accordatura ad un altro girando un’apposita manopola. L’ovvia conseguenza è di poter eseguire uno dopo l’altro brani che prevedono accordature diverse risparmiando tempo o evitando di predisporre un secondo strumento con l’accordatura desiderata. Ua trovata decisamente comoda: nulla di stupefacente in piena era informatica, nulla che impedisca di chiedere 2500 dollari per la prima serie limitata.

Veniamo alla fonte: ho letto la notizia sul tumblr di .mau. che riprende l’articolo del corriere facendogli le pulci sull’accordatura aperta.

Incuriosito dal nesso accordatura aperta – bravura del chitarrista sono andato a controllare sul sito ufficiale. Nella sezione story, incredibilmente ben tradotta anche in italiano, ci sono tutte le informazioni riassunte nell’articolo del corriere (poi integrate con un paio di dichiarazioni del guardian). In particolare c’è una pagina dedicata alle accordature aperte con l’elenco di brani famosi che ne fanno uso (e relativi link verso iTunes e Amazon per l’acquisto):

Sono accordature, dalle configurazioni più collaudate ad alcune più radicali e originali, che hanno aiutato molti grandi artisti a emergere nel corso degli anni e possono rappresentare un mezzo rapido con cui il chitarrista agli inizi della carriera può catturare l’attenzione dei suoi spettatori. La possibilità di variare spesso le accordature consente di accedere facilmente a strutture melodiche insolite o a parti in autoaccompagnamento che possono risultare estremamente difficili da ottenere con accordature tradizionali.

Non sono accordature per i musicisti più bravi: sono addirittura adatte a fare emergere musicisti agli inizi della carriera. Rendono più facili dei brani altrimenti difficili per arrangiamento e struttura melodica. Naturalmente i brani citati provengono dall’elenco del sito Gibson che fornisce maggiori dettagli sulle relative accordature.

Il Corriere non ha fatto un bruttissimo lavoro in realtà: ha riassunto a modo suo i contenuti di due fonti, di cui una in italiano, un po’ come si faceva con le ricerche alle medie. Si capisce benissimo che la giornalista non ha parlato con nessuno di Gibson in persona, che non ha provato la chitarra e non mi ha citato Paul McCartney (Gibson invece sì!); ha meritevolmente inserito i link alle fonti, in rispetto dello spirito 2.0 del giornale.

In un blog si sarebbe lasciata parlare la fonte: due righe di segnalazione, link alla fonte, blockquote a seconda dei gusti e commento finale. In un giornale mainstream si impasta e si serve l’omogeneizzato. E il sapore della notizia se ne va.

3 commenti

  1. Trovo tutta la disquisizione sui chitarristi bravi e meno bravi, principianti o meno, un po’ fine a se stessa. Le accordature aperte sono accordature diverse da quella “classica”, e stop. Possono agevolare la diteggiatura su certe parti, o renderla più ardua, dipende da cosa suoni.

    Premesso che le accordature possibili sono virtualmente infinite, una cosa che accomuna le più diffuse (quelle chiamate “aperte”, le altre sono genericamente “alternative”) è il fatto che le corde suonate a vuoto corrispondono già a un accordo maggiore o minore, per cui muovendo il barrè (cioè l’indicione – di norma – che preme tutte le corde su uno stesso tasto), suonare brani modali come quelli intorno alla struttura blues diventa in effetti molto lineare.
    Questo diventa quasi indispensabile se:
    a) stai suonando una chitarra hawaiana, e quindi sulla tastiera stai muovendo una barretta metallica o un collo di bottiglia;
    b) usi il pollicione per fare i barrè, come Richie Havens 🙂

    Senza farla lunga, qua c’è molto altro in materia:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Open_tuning

    Invece la notizia che non ho trovato riportata da nessuna parte, anche perché la Gibson non ha molto interesse a diffonderla, è che un sistema di meccaniche robotizzate applicabile su qualsiasi chitarra esiste da anni, e me lo ricordo in tutto e per tutto identico a quello montato da loro.

  2. Venerdì c’era la presentazione a Verona dal mio spacciatore di fiducia, peccato avessi già un appuntamento di lavoro fissato da due settimane 🙁

    Veniamo al dunque:

    a) A diversa scalatura di corde corrisponde una diversa tensione sul manico, motivo per cui la maggior parte delle chitarre possiede un truss-road per regolare il manico e la relativa action. Il cambio di accordatura è ancora peggio, visto che le tensioni sono profondamente diverse. Il sistema regola anche il manico? Ne dubito, ma vedrò di controllare sul sito Gibson

    b) A mezza serata il sistema decide di andare in pappa e cerca di tirarti una corda di 3 toni sopra al dovuto, al che assisti impotente alla rivolta dell’elettronica e allo scatafascio di corde, ponte e chitarra da cinque milioni di vecchie lire 😛

    @vic Slide e chitarra hawaiana!!?? Vallo a spiegare ai chitarristi blues che lo slide va usato su un ukulele 😕

    A proposito di accordature aperte in Re e Sol
    http://it.youtube.com/watch?v=EBpa2CADNJA

  3. @vic, @pseudotecnico: grazie ragazzi, allora è vera ‘sta roba della coda lunga, che qualcuno ti legge anche in periferia, etc. etc. 🙂

    Scherzi a parte questo è il caso di un post in cui c’è maggior contributo alla conoscenza nei commenti che nel post stesso.

    In realtà a me premeva fare le bucce su un certo modo di scrivere gli articoli come il riassuntino del libro di antologia delle medie. Certo ci sono esempi peggiori, ma già qui si intuisce il tipo di lavoro che ha fatto il Corriere.

    Il commento di Pseudotecnico, ad esempio, fa molto più “reportage” del pezzo originale.

    Nessuna schermata blu della chitarra, pero’!

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