L’ultimo keynote

Poche ore fa ho finito di vedere sull’Apple TV il video dell’evento di presentazione dell’iPhone 4S come ho fatto per tutti i keynote precedenti.

Volevo cercare di capire come Tim Cook volesse presentare Apple dopo le dimissioni di Steve Jobs cogliendo anche il minimo dettaglio tra sguardi e parole.

Il keynote aveva un tono surreale: l’entusiasmo d’ordinanza lasciava trasparire volti tirati, le frasi a lungo provate che dovevano comunicare l’ultima meraviglia tecnologica sembravano limitarsi a “fare il proprio dovere” per l’holyday season, sciorinando feature su feature come se leggessero l’elenco del telefono.

Phil Schiller, di solito buontempone e brillante, era tetro e privo di vera enfasi. Scott Forestall aveva spento il suo consueto sguardo allucinato e dava ordini vocali a Siri con malcelata mestizia, quasi ignorando il pezzo di fantascienza realizzata che aveva in mano.

Un’ombra pervade quel filmato, quella di Steve Jobs, cui mai un accenno, mai un saluto viene rivolto. Solo un rispettoso silenzio e qualche somiglianza nei gesti di Tim Cook. La sua voce grave ma ferma prende le redini di Apple trasmettendo la consapevolezza di un dolore che non si può più evitare.

Erano le 1:40 di questa notte. Alle 5:20 Daria mi chiama e mi dice della scomparsa di Steve Jobs. Io rispondo “me lo sentivo dentro”.

Grazie, Steve.

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3 commenti

  1. Eh caro amico, questa notizia avremmo voluto non sentirla mai. Fino all’ultimo speravo in una sorpresa e in una guarigione. Mi continuavo a dire che se gli avevano consentito di ottenere un fegato in donazione, significava che il suo stato di salute era buono e che le aspettative di vita erano lunghe.

    Questa morte mi tocca nel profondo per mille motivi. Jobs era uno dei miei eroi, una persona che stimavo moltissimo, lo sentivo quasi come un parente.

    Proprio in questo periodo mi sto interessando al concetto di cryonics e ammetto che in questi casi mi chiedo se la morte che noi conosciamo sia effettivamente una strada senza ritorno o se sia, invece, un problema da risolvere. Forse oggi si muore solo perché non sappiamo ancora come fermare il procedimento di invecchiamento o non sappiamo come curare determinate malattie come quella che ha colpito Steve. Forse fra duecento anni le persone rideranno della nostra generazione, come di coloro che non avevano capito come fare un semplice backup della nostra esistenza nel caso in cui l’hardware abbia problemi.

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