La musica si impara da piccoli

1. Si parla spesso delle “scuole medie coi flautini dolci”, come se ci fosse una delega totale all’educazione dell’orecchio alla scuola dell’obbligo. Ma quando mai. La musica si impara, come la parola, come la pipì sul vasino, come la forchettina e il bicchiere con due manine, da mamma e papà.

(via La Flauta – L’educazione alla buona musica (come provare a cambiare il mondo))

La Flauta ha scritto una bellissima lettera al Ministro Bray e questo gli risponde nei commenti trascinandosi anche Gino Paoli come presidente SIAE.

Non contenta di aver conquistato i siti di news musicali e la home page del sito SIAE, si è montata la testa ed è passata alla parte propositiva.

E anche stavolta lo fa da applauso a scena aperta.

Non foss’altro perché ieri sera Piero Angela ci ha presentato un servizio sui neuroscienziati che hanno dimostrato che il cervello di bambini educati precocemente alla musica funziona meglio di quello degli altri bambini.

Non foss’altro perché la musica, vissuta e capita – per non dire studiata – è un piacere della vita che se la gioca ai punti col sesso e il cibo.

Non foss’altro perché, tra le righe, la Flauta si immagina una generazione che si appassiona alla musica e non ai testi delle canzoni, confondendo la litania cacofonica di voci stonate che azzeccano le parole di tutte le strofe di De André o Guccini (erre moscia compresa) in fondo al pullman della gita scolastica con l’amore per la musica di quelle stesse canzoni.

(ho citato solo i Grandi, sorvoliamo sul sapere – e trovare belle – tutte le strofe di Ramazzotti e co.)

Del resto lo aveva(mo) già scritto che la musica viene prima.

La musica è una gran figata e il godimento si nasconde nei passaggi, negli accordi, nell’insieme e nell’assolo ben dosati, nell’armonia e in un sacco di altri anfratti. Talvolta anche nella melodia, dai.

Se la musica italiana fosse cibo, mangereste sempre pasta al pomodoro e basilico?

Conoscendo davvero la musica si può veramente cambiare il mondo cambiando noi stessi. Non è un’esagerazione.

4 commenti

  1. Ciao parlo da adulta senza figli che pero’ ha iniziato a studiare pianoforte mentre era all’asilo e ora fa la ricercatrice in fisica 😀 (tanto per dar ragione a Piero Angela)
    Come mi hanno insegnato la musica mamma e papa’? Come dice La Flauta e come mi hanno ‘insegnato’ le altre cose (letteratura, matematica, fisica, energetica): non insegnandole ma parlandomene in continuazione, facendomi sentire che le trovavano una figata pazzesca! e spiegando con pazienza ad ogni domanda. Fischiettando il loro motivetto preferito. Mettendo un disco sul giradischi e dicendo Legando i brani a delle emozioni Mitizzando – perche’ no – le cose (e io mi facevo i voli, mi immaginavo cose meravigliose, doveva essere stupendo se creavano tanta aspettativa…). Ma credo che la cosa piu’ importante sia stato papa’ che, la domenica mattina, suonava il nostro organetto elettrico Bontempi dedicando qualche canzone alla mamma! Non aveva mai studiato musica ma ‘aveva orecchio’, l’organetto era minimo (4 ottave?) e con i tasti minuscoli sotto i salsicciotti delle sue dita, ma vi giuro che il mio sogno diventava essere capace anche io di far uscire suoni ordinati e piacevoli da un bussolotto simile… Per il resto ha ragione il Bolso: la musica e’ uno dei piaceri della vita e dovere dei genitori e’ fornisci tutti gli strumenti per godercela, la vita che han deciso di darci!

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