Il bolsopost fra i post sotto l’albero

Mi piace perché non è una cosa mia, ma di tanti, e questo mi fa ricordare quando qui scrivevamo non per metterci in mostra cercando un lavoro o una vetrina o un quarto d’ora di celebrità , ma per l’urgenza e il divertimento e il piacere di farlo – e mi piace illudermi che almeno una volta all’anno questo sia ancora possibile.

Mi piace perché c’è gente, e non poca, che racconta un pezzo di sè. E lo fa senza recitare, senza romanzare, cercando con impegno le parole giuste. Trovandole.

(via Squonk » And… we’re back! (PslA strikes again, 2009 version: “Hop Hop Hop”))

E’ appena uscito il Post Sotto l’Albero 2009, una annuale creazione a più mani portata a termine a suon di frustate da Sir Squonk, che sopporta ritardi, ripensamenti, correzioni come nessun editor saprebbe fare senza farti inseguire dai cani affamati.

Grazie, Sir, mi associo a tutte le sue ragioni, da leggere per intero [meglio se con Readability :-D].

Il nostro post è firmato da entrambi i Bolsi (*), perché confezionato come omaggio natalizio di Bolsa Sit-Com a chi ci sopporta in rete. In realtà il racconto è un pezzo di bravura di Daria che ha aggiunto un’altro tassello alla storia di Cesare.

(*) Dovremo deciderci a mettere qualcosa in home page, a questo punto.

Perché siamo venuti al MacDay?

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Ti ho invitato da qui e il perché te l’ho spiegato per bene sul sito del MacDay.

Qui non mi resta che segnalare il mio scarno photoset su Flickr (non avevo ricaricato la batteria della Nikon D100) e ringraziare Elena per il mio primo Poken (e per quello di Daria). Prendeteci il vizio così non saremo i soli.

Perché venire al MacDay

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Perché il MacDay 2009 comincia fra un’ora.

Perché quando abbiamo incominciato c’era ancora il System 7, senza la X, senza il Mac OS.

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Perché basta guardare le foto.

Premiazioni MacDay2008

Perché quest’anno c’è un documentario imperdibile.

Perché siamo ancora i soliti inguaribili fan-cazzisti che amano e ameranno sempre Apple come le figurine dei calciatori.

Perché ci sono le pizzate e continuano ad esserci.

Perché Nicola D’Agostino ci racconterà una bella storia.

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Perché abbiamo discusso via BBS.

Perché ci siamo scritti su diverse mailing-list.

Perché a lungo non si è capito se era meglio FreePPP o il PPP di Mac OS 8.

Perché noi it.comp.macintosh ma con MacSOUP.

Perché Marco Balestra e faqintosh.

Perché ormai c’è il web2.0, flickr, youtube, iChat AV, Skype, sempre in contatto ma è bello ritrovarsi lo stesso.

Perché al MacDay c’erano le catene di dischi in FireWire mentre Windows era ancora perso a cercare le stampati di rete.

Perché lo ZIP drive ha spopolato e la SCSI fumava al MacDay.

Perché da noi portatili Apple come se piovesse ma qualcuno riusciva a venire da lontano anche con una workstation G4.

Perché “al M.A.C. il POC gli fa una PIP” (antica citazione 🙂 ).

Perché ne abbiamo viste tante e tante ne vedremo ma mai mainstream saremo.

Perché RobRota e Tevac.

Perché Settimio e Macity.

Perché ci sono passate varie genie di redattori Applicandiani (con i miei pezzi sempre in ritardo).

Perché 13 anni dopo ci sono i figli di noi pazzi che possono scorrazzare felici per i prati di Casalecchio.

Perché Stefano ha un sito che ha ancora le pagine che finiscono in .html.

Perché con noi c’è sempre ClaZ.

Ciao Claz!

Terremoto: notizie dall’interno

Un paio di mesi fa abbiamo fatto il ritrovo del ventennale dei fisici del mio anno. Nonostante ci fosse l’aiuto di Facebook per trovare i più dispersi, un manipolo di tardo-goliardi si scrive quotidianamente una mail, tutti quanti uniti da un bel CC: scritto a mano.

Uno di questi lavora all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e non passa giorno che almeno una mail beffarda non parta dall’INGV.

Alla cena dei fisici, confrontando le rispettive vite lavorative, Olivo disse che se fosse arrivato un sisma il venerdi sera, ad istituto già vuoto, tutti sarebbero tornati di corsa, incollati alle scrivanie finché fosse stato necessario.

Il terremoto dell’Aquila è arrivato domenica sera. Lunedi mattina nessuna mail e nessuna risposta alle nostre. Oggi arriva questa che pubblico con il permesso dell’interessato:

la prima e’ una buona notizia.

la stazione a 5 km dall’epicentro ha retto. Nessuna interruzione nel flusso dati e nessun danno ai sismometri.

Immaginatevi quanto cazzo e’ stata forte la scossa: sull’accelerometro di Aquila, e’ dentro al castello
per chi e’ pratico, si vede un abbassamento di 15 cm in 3s, con un picco di accelerazione di .3g, circa 3 metri al secondo.

L’altra buona notizia e’ che il sistema a cui lavoro di 2 anni insieme ai colleghi per rimpiazzare il sistema di monitoraggio in sala sismica, ha retto l’urto della sequenza sismica, con circa 700 eventi registrati in circa 15 ore.

La brutta notizia e’ che ancora non ci si capisce un cazzo sui terremoti, e che non e’ il nostro mestiere prevederli. La bruttissima notizia e’ che ancora non si e’ capito che anche fare il buco nel muro per mettere il contatore del gas, indebolisce la stabilita’ di un palazzo.

Domenica sera alle 20:20 c’e’ stato un 4.6 a Forli, sentito da Bologna fino a Riccione. e alle 20:48 un
3.9 all’aquila. Il futuro, per ora, non e’ scritto.

stanotte saro’ in turno in sala sismica.

saluti

Racconti di zucchero

Dream Factories « …we’ve got a project!: “Chi era là, ha visto il laboratorio chimico ancora intatto poco prima che le ruspe lo sventrassero come i panzer di un esercito nemico. Sui tavoli c’erano i fogli con le ultime consegne, fissati nel gesto finale di chi li aveva abbandonati per un attimo, e non sapeva di non tornare più.  ”

Nei miei Google Shared Items compaiono da qualche tempo i post di Lorenzo.

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Lorenzo è un mio vecchio amico, un compagno d’università che conosco da 20 anni ma non è per questo che segnalo i suoi post.

Da ventenni aspiranti fisici eravamo abituati a lanciarci in disquisizioni sui massimi sistemi, in genere a tarda ora in osteria e ben forniti di alcolici; oppure farci lunghe passeggiate attraversando Bologna deserta una notte d’estate inanellando un flusso continuo di grandi idee e fesserie.

Poi abbiamo preso strade diverse, io ho fatto un po’ il fisico, un po’ l’informatico e Lorenzo si è avventurato nel mondo dell’industria usando la fuzzy logic negli zuccherifici.

Ci vedevamo, bene che andasse, una volta l’anno: come se fosse passato un minuto i discorsi cominciavano, e la profondità narrativa di Loal si riaccendeva.

Due anni fa, in uno di questi momenti l’ho trascinato al RomagnaCamp e ho insistito perché aprisse un blog, foce naturale di qualsiasi fiume o rigagnolo di ragionamenti.

Ora gli zuccherifici vengono demoliti per volontà europea e i racconti di Loal sono una finestra su un mondo sconosciuto, scritti con maestria e svincolati da qualsiasi logica “blogosferica”.

Ancora una volta ho trovato conferma che aprire un blog quando si hanno contenuti importanti è un beneficio grandissimo per il singolo e per i lettori.

A questo punto non mi rimane che convincere anche Luca Breccia…

La pacifica rivoluzione di Nino Loperfido

Scarica l’invito in pdf

Essere un uomo. Questo mi interessa. A meno di dieci mesi dalla sua scomparsa, la pacifica rivoluzione di Nino Loperfido, neuropsichiatra  infantile e assessore alla sanità con la giunta Zangheri tra il 1970 e il 1980, viene raccontata in un documentario a cura di Giuliano Loperfido e Lorenzo Massa. Appuntamento lunedì 19 gennaio a Bologna, presso il cinema Lumiere.

Tre le proiezioni previste in tre orari differenti (18; 19.30; 21) presso la Sala Officinema/Mastroianni del cinema in via Azzo Gardino 65 a Bologna. Alla proiezione delle ore 18 saranno presenti i due autori insieme ad Alberto Alberani, responsabile di Legacoop Sociali Emilia-Romagna. L’ingresso è libero.

via legacoop.bologna.it

Oggi siamo particolarmente malandati, se riusciamo a raccogliere le forze e a tener buoni i bimbi saremo al fianco di Giacomo e Giuliano nel ricordare il loro padre, una persona fuori del comune e un amico grandissimo.

Claz

Ciao Claz!.

Ciao Claz!

Originally uploaded by BolsoMan [hanfed].

Quando Aaron dall’America mi ha segnalato il ricordo di Settimio, non ci volevo credere, con gli occhi spalancati sul monitor, stentando a riconoscere la foto che io stesso gli avevo fatto.

Ho dovuto leggere il pezzo di Roberto per rendermene conto. Per dire addio a Claudio Zamagni.

E’ difficile spiegare quanto forte possa essere un’amicizia nata per via telematica quando ci si sta abituando a cliccare su “aggiungi un amico”.

Nel 1995 si era usi ascoltare il rumore del modem che oggi sopravvive in qualche fax, sopportarne la lentezza, le cadute di linea, per approdare alla magia di First Class e delle persone che animavano quelle BBS.

Alla base di quella magia le uniche feature erano la capacità di scrivere e la condivisione di una passione comune. Le persone facevano il resto, la loro simpatia, ironia, e quant’altro ci può essere di speciale dentro ognuno.

ClaZ con il suo occhio scintillante, il cacciavite pronto, la conoscenza di ogni circuito integrato e scheda madre di questa terra era una persona speciale. Molto speciale.

Te ne accorgevi dai primi messaggi, siano stati un consiglio su cartucce ZIP vs. EZ, su un overclock, sulla condivisione di dati shareware o sull’organizzare le prime pizzate di BBS a Torino.

E nel suo primo laboratorio casalingo ci incontrammo, io sperduto studente di dottorato in una città nuova, lui come se mi avesse sempre conosciuto a bullarsi dei processori Intel, che non si potevano overcloccare perché avevano l’acqua alla gola mentre i PowerPC se ne stavano bel belli in poltrona. E intanto con un “posso?” apriva il mio nuovissimo PowerBook 165c, regalo di laurea, beandosi di dettagli costruttivi dei tempi d’oro di Apple per me del tutto sconosciuti.

Con una scena simile, estraendo un Duo dalla sua Dock conquistò un altro Claudio portandolo via al mondo Windows. E l’episodio, più volte raccontato in BBS cementò l’amicizia di tutti e tre.

Alla stessa maniera si formavano legami con Bologna, Imola, Cagliari. Era un’epoca di ritrovi di BBS, non c’era skype, non c’era Internet nelle case, en passant. E Claudio si sparava tratte di autostrade per venirci a trovare, insieme alla moglie Maria che ha sempre amorevolmente sopportato noi mattacchioni. Ho cercato le foto della pizzata del 1996 ma non le ho trovate in tempo, aggiornerò il post appena possibile.

L’ultima volta che l’abbiamo incontrato, con Daria è stato a Bologna al bar degli elfi qualche anno fa. Una momento affettuoso come se gli anni non fossero mai passati.

Poi è arrivata Internet, le mailing-list, il POC, i vari MacDay, le battaglie ad Unreal di cui ho sempre sentito raccontare e ClaZ ha lasciato un segno nel cuore di tanti utenti Mac e non.

Avremmo voluto essere anche noi a salutare ClaZ, tra poche ore a Torino. Ad abbracciare Maria e Giovanna. Ma siamo qui, a raccontare quanto Claudio sia ancora qui e continuerà ad esserci.

Ciao, Claz!

Bologna, alla stazione il 2 agosto

Questo edificio rimarrà dov'è

Ecco il fotoracconto del corteo del 2 agosto.

C’era parecchia gente quest’anno, forse complice il caldo non ancora torrido, c’erano i parenti, le autorità, adulti e bambini, partigiani giovani e vecchi, associazioni, striscioni, colori.

Proprio stamattina al lavoro un amico mi ha chiesto perché ci vado, se ho motivi personali per farlo.

Gli ho risposto che non sono parente né conoscente delle vittime ma che avere 12 anni e vedere la propria città sventrata è un’esperienza che ti segna.

L’esercizio della memoria attraverso il rituale di una lenta camminata estiva è un’esperienza che arricchisce sempre.

Ogni persona in più che sotto il sole d’agosto accompagna in Piazza Medaglie D’Oro chi ha ancora le ferite in corpo fa una cosa buona.

E noi continueremo a farlo, programmando le ferie di conseguenza, anno dopo anno.

A Bologna, il 2 agosto si arriva anche a piedi, partendo tre giorni prima.

Il percorso inverso l’abbiamo fatto in macchina, percorrendo nel pomeriggio un’autostrada quasi vuota, il giorno del grande esodo in direzione Milano, con buona pace del bollino nero.

C’era un bambino da salutare, una mamma e un papà da abbracciare e qualche domanda di Cesare da evitare.

Questa è stata la nostra staffetta.

Da Paullo a Bologna

Ciao, Thomas

The Candle by Rickydavid.

Questa notte, un bambino se ne è andato.

Non è facile combattere contro un neuroblastoma, né per te che hai tre anni né per chi ti sta accanto.

E a Thomas sono state accanto in tante, le mamme della squadra di ALF, a sentire insieme, a fare il tifo insieme, a combattere insieme.

Non importa che sia stata l’Internet dei forum invece di quella dei blog e dei link. Thomas (e i suoi genitori) non è mai stato solo in questa battaglia.

Con le candeline che lo hanno accompagnato.

Con gli sms, con le telefonate, con i messaggi privati.

La condivisione che unisce le persone e le trasforma.

Che questa sera farà attraversare mezza Italia alle mamme di ALF.

Che non smetterà di albergare in chi non può muoversi.

Che è come se fosse li’.

Che non va bene tenersi tutto dentro.

Ciao, Thomas.

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