Ora di religione

Oggi prima riunione dei genitori della scuola nel bosco.
Genitori mai visti e conosciuti, visto che i bambini non vengono portati a scuola, ma ci vanno con lo scuolabus.

Tra le questioni normali, una un po’ più spinosa: l’ora di religione.

E lì son state due le cose a lasciarmi stupita:

1. su 50 bambini della materna solo due sono iscritti all’ora di religione più altri due indecisi che entro domani scioglieranno la prognosi. In classe non c’è il crocifisso. Non me lo sarei mai aspettato nella cattolicissima Italia.

2. una delle mamme indecise avrebbe tanto voluto far fare al figlio l’ora di religione. Però avrebbe voluto anche che la facesse nell’aula con gli altri compagni di classe perché non si sentisse escluso.

Sarà che essere diversi per noi non è mai stato un problema, ma davvero mi perplimo.

E ancor più mi perplimo pensando a Sara, anche lei tre anni e anche lei appena arrivata alla materna.
I suoi genitori non vogliono che a Sara venga insegnata la religione cattolica. Ma a Cecina questo non si fa. O meglio, solo in tre avrebbero chiesto di farlo, per sentirsi rispondere dalle maestre che se proprio volevano far sentire i loro figli diversi, ‘sti poveri bimbi sarebbero potuti stare con i bidelli.
Ovviamente la mamma di Sara ha ribaltato l’ufficio scuola, ma questo c’entra poco.

La morale della storia è che se non sei cattolico in un gruppo di cattolici ti devi adeguare per non sentirti diverso, ma se sei cattolico in un gruppo di non cattolici il gruppo si deve adeguare a te per non farti sentire diverso.

Democratici, come sempre.

Author

Comments

27 Settembre 2007 at 08:51

Beh, Daria, io credo che comunque, a prescindere dalla religione e dalla “democraticità” dei genitori, del sistema ecc (il discorso è valido, eh), un bambino tanto piccolo si possa sentire escluso punto. Senza nemmeno capirne il motivo.

E, come è giusto che un genitore educhi il figlio come meglio crede (e faccia le sue scelte anche in campo scolastico), così è normale che un padre o una madre si preoccupino di come si possa sentire il figlio, ora di religione o no. Anzi, voglio sperare che la preoccupazione sia quella, più che altro.

Certo, bisognerebbe predisporre modalità per cui entrambi i gruppi possano svolgere le attività scelte senza isolamenti, e le scuole sono tutto meno che attrezzate e “la maggioranza” finisce per dettare legge.
In fin dei conti, però, i bambini di tre anni che si sentono esclusi sono “uguali” in questo, quali che siano le (legittime) scelte genitoriali.
Tutti i discorsi sono degli adulti, di genitori, maestre e scuole. Di solito loro, i piccoli, se la cavano molto meglio! 🙂



27 Settembre 2007 at 09:40

Antonella alla riunione le maestre erano visibilmente imbarazzate per un controsenso da loro imposto dal sistema scolastico. Non volendo – giustamente – insegnare religione loro stesse devono accettare un insegnante mandata dalla curia, con conseguente burocrazia, passaggio di responsabilità, etc. etc.

Hanno fatto un discorso equilibratissimo dicendoci che didatticamente i temi di amicizia e solidarietà sono già trattati per tutta la classe e che ha poco senso a 3 anni insegnare specificatamente religione. Ovviamente chi non fa religione fa altro, la scuola si cura di armonizzare le attività, indipendentemente dal numero dei partecipanti all’una o all’altra scelta.

Il punto era la gestione del trauma da distacco. Su questo sono stato l’unico genitore a intervenire. Ho detto che per me è un elemento positivo che ci sia una separazione perché i bambini imparano da subito che esistono diversi punti di vista sulla vita, l’universo e tutto quanto. I punti di vista hanno pari dignità e non sono sempre conciiabili.

Se ti giochi bene questa carta insegni ai tuoi bimbi la diversità d’opinioni e il confronto. Quando si troveranno di fronte un cristiano non cattolico, un musulmano o un indiano d’america avranno più chances di considerarli punti di vista equivalenti e non verità rivelate.

Tutto questo lo dice uno che da quando ha memoria si è fatto da solo anni di scuola in corridoio per riuscire a NON fare religione, spesso deriso e comunque cresciuto senza troppe devianze.

Le maestre hanno fatto capire che era proprio questo il punto e hanno chiesto di gestire l’elemento “separazione” anche in casa, indipendentemente dall’essere dalla parte A o B.

In 35 anni abbiamo assistito ad un ribaltamento storico: prima c’erano le aree per NON fumatori ora vedi il crocchietto di fumatori che emigra fuori dall’azienda e dagli uffici pubblici. Questo perché è cambiato cio’ che viene considerata normalità: l’assenza di un elemento estraneo.

Da sempre la religione è stato il default dello stato italiano. E invece ora è l’elemento opzionale. La ritengo una conquista di maturità. Chi fa religione ha tutto il mio rispetto e l’attenzione affinché si senta a suo agio, si integri, etc. etc. Ma fuori dalla mia classe laica, grazie.



Giulia
27 Settembre 2007 at 11:47

Salve a tutti, scusate se mi intrometto nella discussione, ma visito spesso il vostro blog, sempre molto simpatico e interessante, e anche perchè cesare è molto simpatico e interessante, e anche molto forte. Da quel che ho capito abitiamo anche nella stessa città io però dalla parte della “bassa”.

Volevo solo dire che capisco appieno il problema, o meglio, la problematica, della religione a scuola. Io ho 20 anni, sono cattolica praticante ma non ho fatto mai, se non alle superiori ( dove l’ora era di dibattito aperto a tutta la classe), religione, i miei genitori non ritenevano necessario farmela fare a scuola, nè tantomeno alla materna, perchè sono sostenitori convinti di una scuola laica, a piena parità. Hanno sempre pensato e io con loro, che la religione debba essere tenuta fuori dalla scuola, al massimo dovrebbe cambiare in ora delle religioni, un’ora di storia delle religioni in modo che nessuno rimanga escluso, ma così soprattutto alle elementari si rischia di ripetere cose che già si dicono durante l’ora di storia ( mia madre è maestra e nel suo programma di storia inserisce sempre la storia delle religioni).

Nella mia “carriera” scolastica, soprattutto alle elementari, noi di ‘alternativa’eravamo presi in giro dagli altri bambini. Ma quello che ho fatto alle elementari nell’ora di alternativa mi è servito tutta la vita….educazione stradale, educazione alimentare…

Fare, poi, religione alla scuola materna è, secondo me, ridicolo.
Però, se i genitori scelgono di farla fare ai propri bimbi, essende un’opzione, che la facciano, il distacco dagli altri non sarà così problematico, a mio avviso. Starà poi ai bambini, che rimangono sempre bambini con tutti i loro pregi e difetti, gestire questo “distacco”. Sinceramente, alla scuola materna dove andavo io, religione la facevano durante l’ora del pisolino pomeridiano, l’unica cosa che ricordo come un fastidio di questo ‘distacco’, è che verso maggio quelli che rimanevano in classe mangiavano il ghiacciolo e io no.

I bambini imparano presto a gestire i distacchi e se escludono qualcuno dal gruppo non lo fanno certo per “discriminare” soprattutto a tre, quattro anni…genitori sempre presenti nell’educazione dei figli risolvono spesso questi problemi.
Scusate se mi sono intromessa…



27 Settembre 2007 at 12:12

@giulia: hai fatto benissimo a partecipare (nessuna intromissione) e sono contento di vedere che la pensiamo allo stesso modo.

Si può combattere per gli stessi ideali anche da parti diverse.



27 Settembre 2007 at 13:36

Mi auguro davvero che a 3-4 anni la cosa che i bimbi colgono sia che esistono diversi punti di vista sulla vita, anche se non ne ho la certezza (certo, tu sei genitore e riesci a rendertene conto meglio di me).

Federico, il discorso che fai è valido ma credo che il punto – specie per bimbi così piccoli – sia appunto la gestione del distacco.
Anche perchè, devo dire la verità (ed essendo cresciuta al sud ti assicuro che le differenze con Bologna sono tante ed evidenti), ho dei seri dubbi che una gestione alla pari sia fatta bene ovunque, non fosse altro che per mancanza di strutture.
Proprio per questo ti parlavo della preoccupazione che fosse la maggioranza a “dettare legge”.

N.B. In effetti anche io non vedo il senso dell’ora di religione all’asilo e sinceramente non ricordo di averla mai fatta a quell’età.



D.
27 Settembre 2007 at 14:20

Sai Antonella, nei miei ricordi c’e’ n’e’ uno un po’ particolare. Ai miei tempi i compleanni all’asilo venivano festeggiati solo con delle caramelle da mangiarsi dopo il pranzo. Ricordo bene una bambina che in quelle occasioni non riceveva le stesse caramelle di tutti, ma ne mangiava di diverse.
Non so se lei si sentisse rattristata da questa differenza, ma io invidiavo molto questo suo essere “speciale”.
Quella bambina era diabetica, adesso lo so, ma per allora era una che usciva dalla massa.

Essere diversi non è sempre una sfiga. E, soprattutto, non è sempre vissuto come tale.



28 Settembre 2007 at 12:49

Beh, tu la invidiavi perchè aveva caramelle diverse. Ma pensa se non ce ne fossero state, di caramelle diverse.
La sua unica alternativa sarebbe stata di non mangiarne affatto…l’avresti invidiata in quel caso?

Magari a lei sarebbe stato spiegato anche il motivo e l’avrebbe capito, ma dubito che la cosa l’avrebbe entusiasmata.

Essere diversi non è sempre una sfiga, lo so. Ma pensa che io al primo anno di scuola elementare mi sentivo esclusa (e me ne lamentavo a casa) perchè ero l’unica che la maestra non faceva leggere ad alta voce in classe e non capivo perchè.
Ero l’unica che sapeva leggere già da tre anni, ma ci ho messo un bel po’ per capire che era un vantaggio. 🙂



maria rita fiori
20 Novembre 2007 at 20:57

Gentili persone che scrivete su questo sito, anch?io voglio dire la mia. Ho 35 anni e sono zia di 5 nipoti di cui 4 in età scolare: il più grande è in terza media, il secondo in prima media, il terzo in seconda elementare e la piccolina in “seconda” di scuola materna. Io credo che i bambini anche quando hanno tre anni hanno molte potenzialtà e tra i campi di esperienza insegnati alla materna c’è anche il programma di religione accessibile ai bambini di anni tre, Infatti essi , pur esendo nella fase piagetiana delle operazioni concrete, provano sentimenti e si stupiscono di fronte alle meraviglie del creato, nonostante la tecnologia moderna li accechi. Ma, la mia nipotina quando aveva due anni conosceva già la storia di Gesù e sapeva che era il figlio di Dio ed era nato per far felici tutti i bambini del mondo,sopprattutto quelli sfortunati e che insegnava a tutti i bambini ad essere buoni. Secondo me dare la possibilità ai bambini di accostarsi allsaa religione è un dono grande che a loro si fa, perchè gesù predica l’Amore ed è venuto per salvare l’umanità dall’odio. Io rispetto tutte le opinioni, ma credo che anche due soli bambini su 50 abbiano il diritto di ricevere il grande Dono di conoscre la religione fin dalla più tenera età, nel rispetto delle differenze.



D.
21 Novembre 2007 at 11:32

@mariarita: a prescindere dal fatto che io penso che il credere o meno in un dio sia un fatto troppo importante per essere inculcato a bimbi cosi’ piccoli, sono comunque convinta che se i genitori di quei due bambini pensano che l’insegnamento della religione sia una cosa buona per i loro bambini, fanno benissimo a iscriverli all’ora di religione.

ma questo non significa che gli altri 48 la debbano subire per non farli sentire “diversi”.

tutto qui.



paolo
23 Novembre 2007 at 22:04

Non partecipare all’ora di religione ci fa sentire differenti … in qualche modo. O per appartenere a una maggioranza, a una minoranza, o a un’altra percentuale. Molto positivo. Siamo differenti, tutti. La natura ha impiegato eoni per fare di noi INDIVIDUI. E esseri gregari, delle pecore. Sta ai genitori far capire che nostro/a figlio/a che ci sono infinite, circa sei miliardi per ora, possibilità di essere differenti. Che non è un difetto. E che è indispensabile rispettarle tutte per poter convivere civilmente. Anche, che le religioni hanno arrecato enormi sofferenze all’umanità, nel corso della storia. Specialmente quelle monoteiste. Considero infine che la scelta di una religione, o del battesimo, debba essere fatta da persona cosciente e matura e non una imposizione quando queste doti ancora non si sono raggiunte. Siccome il mio insegnamento religioso lo lo ricordo oggi come un lavaggio di cervello, che mi creò confusione e condizionamenti invece di chiarezza e libertà responsabile (opinione condivisa da molti miei amici e conoscenti), sua madre ed io abbiamo scelto che nostro figlio di tre anni non partecipi allìora di religione. Sono sicuro che i danni arrecati da questa decisione saranno minori di quelli dell’insegnamento. Una volta adulto, cosciente e responsabile, sceglierà.



paolo
24 Novembre 2007 at 00:15

Errata corrige: Invece di “E esseri gregari, delle pecore”, mi sono mangiato un NON. Va letto “E NON esseri gregari, delle pecore” .
Materiale per psicoanalisti.
Grazie



24 Novembre 2007 at 10:38

se i bambini devono imparare già a 3 anni cose che non possono essere capite dal papa stesso, siamo messi male. Già devono andare al catechismo (ma se l’insegnante è brava si divertono,almeno), non potrebbero fare un’ora di vita all’aperto tra le campagne anzichè l’ora di religione?
Che si divertano e non entrino nelle batttaglie tra guelfi e ghibellini…



LeeeN
26 Novembre 2007 at 00:35

Raccontare troppo favole ai bambini non so quanto bene faccia in tutta sincerità eh..



Sarita
30 Gennaio 2008 at 11:38

Il punto è che la religione dovrebbe essere inseganta solo nei luoghi ad essa preposti. Non vedo come in una scuola materna statale o comunale (e sottolineo MATERNA) si debba già introdurre l’insegnamento di tale disciplina. Mi pare a dir poco prestino e soprattutto non ritengo che sia il luogo adatto. A quell’età dovrebbe bastare l’insegnamento religioso e spirituale impartito dalla famiglia a cui aggiungere eventualmente quello della parrocchia/luogo di culto.



alessia
31 Agosto 2008 at 11:49

Come mai siete così agguerriti con l’ora di religione specialmente nella scuola dell’infanzia? Io ho sempre fatto religione dall’asilo con le suore e poi per tutto il mio percorso scolastico e non nè sono stata turbata per nulla , anzi mi sono arricchita.



31 Agosto 2008 at 18:05

@alessia: il thread si è arricchito di opinioni nel tempo, non so a chi ti rivolgi in particolare. Io ti posso rispondere per noi due iparents.

Detta in due parole, se a scuola si facesse storia delle religioni o analisi comparata delle religioni, o analisi del bisogno di mito dell’uomo ne sarei molto felice e farei partecipare mio figlio.

Non siamo uno stato confessionale eppure ci troviamo la religione *cattolica* come insegnamento a scuola di default.

Come un ristorante con menu unico.

Io vorrei che mio figlio imparasse l’esistenza di più punti di vista e scegliesse di conseguenza quando se la dovesse sentire di farlo.

Raccontargli a tre anni le favole bibliche non è un buon modo di fargli capire che il mondo dei grandi non ha un’opinione unica e definitiva sui concetti metafisici.

Io non ho mai fatto religione e, ad ogni livello scolastico, che io ricordi, i miei genitori mi hanno lasciato scegliere se farla o meno, così come se andare in chiesa o meno.

Mai stato turbato da questo anzi, ho frequentato spesso ambienti religiosi ma sono rimasto della mia idea. Voglio offrire a mio figlio la stessa possibilità. Tutto qui.



alessia
19 Settembre 2008 at 20:24

Io non parlerei di favole bibbliche ma di parabole e cioè racconti di vita quotidiana al tempo di Gesù ; raccontate poi ,in modo adeguato anche hai bambini piccoli potrebbe essere anzi lo è un modo educativo di vedere e vivere la vita.



alessia
27 Settembre 2008 at 16:51

Sono molto dispiaciuta di non aver ricevuto risposte a questo riguardo comunque aspetto ……….



francesca
9 Febbraio 2009 at 20:17

insegno religione alle scuole materne…volevo solo precisare che nn inculco nulla sul cristianesimo in quanto religione da praticare, ma semplicemente racconto storie su Gesù…e non mi permetto mai di dire Noi crediamo che…Il nostro dio….perchè do loro solo una base culturale sulla religione cattolica…una cosa è il catechismo, una cosa è lora di religione…e così è anche alle elementari e alle medie…non potrei mai nemmeno pensare di farli pregare… enemmeno gli inegno a fare il segno della croce…
è un ora di storie, gioco, disegni…sulla vita di una persona…



D.
9 Febbraio 2009 at 23:32

@francesca: e allora perche’ non fare l’ora di Giulio Cesare? In fondo anche lui ha dato contributi enormii alla cultura occidentale.
Non serve mica parlare del divo Giulio e del culto di cui fu oggetto nei secoli seguenti…

Perché mai Cristo, che noi non crediamo affatto abbia natura divina (ammesso e non concesso che sia mai esistito, a differenza di Cesare), dovrebbe avere un trattamento preferenziale?
Perché gli aneddoti della sua vita dovrebbero essere importanti per un bambino di tre anni, tanto da dedicargli due ore per ogni settimana?



10 Febbraio 2009 at 20:33

@alessia: mi spiace molto che siamo tendenzialmente scostanti con gli aggiornamenti e le risposte ai commenti… seguiamo il blog nei ritagli di tempo e a volte ci sfuggono delle cose.

La risposta alla tua domanda viene dai principi primi: non essendo la religione (cattolica o qualsivoglia) una conoscenza universalmente accettata, non vediamo perché debba essere impartita a bambini di tre anni.

@francesca: sono contento che il tuo insegnamento sia di questo tipo, privo di elementi “catechizzanti”. Ciò detto, non vedo perché insegnare la religione ai bimbi piccoli. E’ un ambito della vita su cui l’umanità non concorda, ci sono conflitti secolari che partono da punti di vista religiosi. Aspettiamo che crescano e siano capaci di farsi un’opinione da soli: in parrocchia, in biblioteca, a corsi privati, dove ti pare, ma non nella scuola di tutti, pubblica e laica.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Un passo dopo l'altro

23 Settembre 2007

Risveglio surreale

29 Settembre 2007