Disabilità ai tempi del berlusconismo

Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi. Su 60 milioni di abitanti, escludendo i giovani e le persone che per definizione non sono così invalidi (salvo incidenti). 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo
Giulio Tremonti, ministro dell’Economia

Da molto tempo ormai ho rinunciato ad occuparmi di politica.
Non perché non abbia più degli ideali, ma perché penso davvero che l’Italia sia una causa persa.
Vivo anch’io nel mio orticello, come fanno tutti, cresco i miei figli in quella che comunque è ancora una buona città e spero per loro un futuro altrove.
Un futuro che io non ho saputo dargli, non qui, almeno.

Però succede che anch’io abbia qualche rigurgito di indignazione.

Conosco la disabilità perché ho un figlio disabile.
Un figlio che ho, che abbiamo, scelto di avere, pur conoscendo in anticipo la sua disabilità (al grido di e non siete nemmeno cattolici). Tornando indietro rifarei la stessa scelta ad occhi chiusi.

Per fortuna a Cesare è concessa una vita normale: va a scuola, al parco, gioca con gli amici. Canta, salta e balla come il migliore dei tre porcellini.

Ma il cuore di Cesare non è come quello degli altri bambini e la spada di Damocle del prossimo intervento a cuore aperto oscilla sempre di più sulla sua testa. Quando dovrà essere sarà.
Nemmeno la mente di Cesare è come quella di tutti gli altri bambini, ché la lunga ospedalizzazione e le manipolazioni cruente hanno lasciato degli echi sordi che si ripercuotono sulla vita di ogni giorno.

Tutto questo si traduce in controlli specialistici da fare più volte l’anno, in sedute di psicomotricità due volte a settimana e di acquaticità altre due, in gruppi di lavoro con le maestre, la pedagogista e la neuropsichiatra.
Il che significa che avere un figlio disabile e volerlo seguire adeguatamente, comporta un ovvio investimento di energie mentali e fisiche, ma anche un meno ovvio investimento di tempo e soldi, visto che le ore di assenza dal lavoro non sono poi così poche.

Cesare è comunque un bambino fortunato, perché ha due genitori che, almeno per ora, se lo possono permettere di avere un figlio disabile.
Non va così bene a tutti.

Soprattutto di questi tempi di crisi, dove, visto che si tagliano addirittura gli stipendi di ben 9 ministri, si possono togliere le indennità di accompagnamento di tutti gli invalidi con una percentuale di invalidità inferiore all’85%.
Per intenderci, restano fuori i bambini con la sindrome di Down. Restano dentro quelli con la sindrome di Edwards, ma tanto quelli muoiono tutti subito.
Del resto questo governo l’aveva ben detto di voler fare la lotta ai falsi invalidi.

Ma, per favore, i nostri governanti la smettano di riempirsi la bocca affermando di sostenere la vita a tutti i costi.
Ché, al più, sostengono la nascita a tutti i costi per poi lasciarti da solo a campare.

P.S.: L’Italia per l’invalidità (comprese le pensioni di reversibilità) spende l’1,5% del proprio PIL. La Germania spende il 2%, la Francia l’1,8, il Portogallo il 2,3, la Polonia l’1,7, il Regno Unito il 2,4. La media nell’Europa dei 15 è il 2,1%. Spendono meno dell’Italia la Grecia, la Bulgaria, l’Estonia e la Romania (Fonte: “Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese – 2009″, a cura del Ministero dell’Economia – Volume I, pp. 72-73)

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Comments

federica
5 Giugno 2010 at 14:38

Anch’io penso che per l’Italia l’unica speranza sia essere invasa (o almeno annessa) da uno stato civile, che so, la Cina o l’India…spero che i miei figli vadano il prima possibile lontano da questo paese.



Famiglia dei Folletti
5 Giugno 2010 at 17:52

Non so mica se potevi dirlo meglio. Dubito.



nonna Elena
6 Giugno 2010 at 00:29

Grazie, Daria
Hai fatto un “vero” articolo di giornale di informazione, come non se ne leggono più. Hai fatto parlare i fatti che tu, Federico e le nostre famiglie abbiamo patito e la “serenità” con la quale viviamo ogni giorno il futuro di Cesare che non si può certo valutare con %.
Sabato 5 giugno 2010



bibiblu
7 Giugno 2010 at 17:55

Immagino solo lontanamente i problemi lavorativi che possono incontrare i genitori di bimbi disabili. Io per portare mia figlia dalla logopedista perchè dislessica devo continuamente discutere con il mio capo (come se uno si divertisse).
Barbara



carla
11 Giugno 2010 at 13:05

Il bambino adorno di vesti principesche,
con al collo monili ingemmati,
perde ogni piacere nel gioco,
la sua veste lo impaccia a ogni passo.

Per paura che si possa stracciare
o che s’imbratti di polvere
si tiene appartato dal mondo
e ha timore persino di muoversi.

Madre, a che vale
tutta questa eleganza
se ci tiene lontani dalla salutare
polvere di questa terra,
se ci priva del diritto d’entrare
nella grande festa del mondo?

(Tagore)

ecco…. voi siete di diritto nella grande festa del mondo….



24 Giugno 2010 at 16:00

Ciao, anche io sono mamma di un bimbo operato al cuore (nel nostro caso: TGA) e anche io ho sentito l’esigenza di raccontare in un blog le mie emozioni (in realtà è ancora un abbozzo, oscillo sempre trra il pensiero di chiuderlo perchè tanto a chi interessa, e la voglia di lasciar uscire le emozioni).
Leggere quello che hai scritto su “Blog Reasons” mi ha commosso; condivido in pieno tutto ciò che scrivi, come penso lo condivida qualsiasi genitore di un bimbo nato col cuoricino “burlone”.
splendido blog, lo leggerò man mano, ma lo leggerò sicuramente tutto.

un abbraccio a te e alla tua famiglia



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