Di foglie mangiate e colazioni aspettate

La foglia l’ha mangiata ben presto Ulisse.
Ché sì, andava bene che il dottore dovesse vedere se aveva ancora il raffreddore, ma gli andava molto meno bene che per farlo dovesse spogliarsi.
Ancor meno gli piaceva la storia dell’occhio magico che avrebbe permesso al dottore di guardargli dentro la pancina.
E comunque no, le scarpe non se le sarebbe tolte mai.

Ma era il primo della lista operatoria. E bisognava far presto a prepararlo.
Il camice verde? Tenetevelo.
La preanestesia? Sputata.

Solo quando sono arrivate due barelliere (al prezzo di una) si è rassegnato.
Ma negli occhi aveva la paura. Tanta paura.
E il tradimento.
Quello di mamma e papà che lo facevano andar via per andare non si sa dove. Sicuramente non in un bel posto, visto che Cesare non c’era.

La manina non ha mai mollato quella del suo papà. Nemmeno quando il corridoio si faceva stretto stretto. Nemmeno quando un televisore sopra la porta della sala operatoria cercava di incantarlo con Madagascar.

Silenzioso oltre modo.
Non una domanda, non un lamento.
Nemmeno quando è entrata la cannula della flebo.
Coraggioso oltre ogni misura.

Il sorriso da anestesia. E gli occhi che si chiudono.
Papà che torna giù.
Ci guardiamo. L’automatismo entra in funzione prima di noi.
Prendiamo le borse, i telefoni. Andiamo al bar.

A fare colazione. Come tutte le altre volte.
Che son tante le altre volte dell’altro tato. Tante da averne perso il conto.
E anche se sappiamo bene che questa è tutt’altra storia e anche se nessuno dei due lo dice, nessuno dei due riesce a non pensare a quell’altra prima volta, l’ultima che abbiamo visto Cesare senza cicatrice.
Tre sigma. Stavolta non siamo a tre sigma, ma non si sa mai.

Finiamo colazione che probabilmente Dido ha già finito l’intervento. Poi se lo tengono un’oretta in osservazione, ma non ci siam mica abituati a questi tempi, noi.

E infatti arriva anche prima di quanto lo aspettassimo, mentre eravamo in visita dai vicini, tra chiacchiere e caffè.

Dido.
Pallido come non mai. Una bambola di pezza che sembra il fantasma del treenne instancabile ed inesauribile cui siamo abituati.
Apre un occhio Ho fame. Non voglio questo filo, mamma diglielo al dottore di togliermi questo filo.

E vien fuori che i canali inguinali che causavano l’idrocele si erano uno chiuso da solo e l’altro quasi. Non succede mai passati i due anni, ovviamente.
A tre sigma in fondo c’eravamo anche stavolta.

Poi il guerriero cede di nuovo il passo al sonno.
Ma per poco.
Solo per poco.
dido

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Comments

Famiglia dei Folletti
7 Aprile 2010 at 23:35

Mamma mia… pensare a Tritolo, proprio perchè è lui, colui che ‘e chiccavolo lo ferma, quello?’… con l’espressione spaventata, mi fa stringere ancora più il cuore! Per non parlare del ricordo di tutto il resto.
Cesare & Ulisse, vi spupazzo in coppia (anche se Cesare non sarà d’accordo 🙂



Aaron
8 Aprile 2010 at 01:02

Vi adoro tutti quanti, siete la mia seconda famiglia. Con questo post mi avete fatto prima piangere (ricordando Tatino e i momenti in cui leggevo con il patema d’animo il blog per capire come stava) e ridere (perché tutto è andato bene). Qui a Twitter ora penseranno che sono pazzo, che ho lo sdoppiamento di personalità. Ma chi se ne frega. Evviva Cesare, evviva Ulisse, evviva Daria evv…ok basta. No scherzo, evviva anche Fed. E per fare contento chi modera i commenti, ve lo mando dal mio nuovo fiammente indirizzo email uah uah uah! Un abbraccio a tutti!



8 Aprile 2010 at 10:20

E quella non è la peggiore faccia che ha fatto.

Stamattina l’ho rivestito piano piano senza “toccare il pancino o scoprire il cerottone”. Cauto, guardingo, non l’avevo visto mai così.

Grazie a tutti voi di esserci.

Aaron, sei tu il nostro cuginetto aggiunto!



nonna Elena
9 Aprile 2010 at 10:22

AMORE grande della nonna Elena, abbiamo seguito minuto per minuto la tua avventura all’Ospedale Maggiore e il nonno Uccio ti è venuto a trovare quando eri già tornato in camera: lo hai salutato con la manina…
Non vedevo l’ora di rivederti e ieri sera, quando sono venuta con Cesare, tu hai alzato la camicetta, abbassato i pantaloni e ci hai mostrato il cerottone centrale e i due laterali, senza dire una parola. Poi hai tirato giu’, spettacolo finito, e abbiamo seguitato a giocare. Sei un piccolo GRANDE uomo!!!!!



20 Aprile 2010 at 16:49

Come sta ora quel piccolo grande meraviglioso uomo? Dategli tanti ma tanti baci da parte mia :-*



carla
25 Maggio 2010 at 13:00

cari, io non vi posso leggere, che ogni volta mi metto a piangere…. saranno gli ormoni ancora in circolo dalla seconda gravidanza?

ma non potrei stare senza di voi….mai mai.



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Precisione

1 Aprile 2010