Lunghezze caratteristiche e comportamenti medi

Antonio scrive delle analisi caustiche interessanti ma che mi finiscono sempre nel tag “da leggere” di Google Reader perché sono troppo lunghe.

Sono convinto (anche autobacchettandomi) che i post debbano avere una loro lunghezza tipica. Qualcosa più degli atomi di tumblr e molto meno delle macromolecole dei trattati di suz (Suz, dovresti provare uno dei plugin che aggiungono il conteggio parole al titolo del post).

Non è una regola ma ci va molto vicino. Diciamo una best practice che nasce da come io leggo i blog: tanti, troppi feed aggregati che promuovono una lettura frettolosa e a salti. Non è una cosa buona in sé (infatti mi manca una lettura approfondita) solo un dato di fatto di un certo modo, credo condiviso, di essere blogger.

Sono anche convinto che ci siano dei tratti comuni tra le varie espressioni del web 2.0 ma che non siano propri dei mezzi scelti quanto piuttosto dell’uso sociale che ne viene fatto.

Non conta quanto buoni siano gli aperitivi del bar fighetto, conta quanti amici ci vanno. Se vanno nell’osteria laida finisce che ci vai anche tu e non ne potrai più fare a meno.

Less is more non è solo un dettame simil-zen, ma forse il frutto di una somma di comportamenti. Scegliere una piattaforma con meno feature, rinunciare ad una possibilità come quella di scrivere post lunghi, può essere una scelta forzata o anche solo “caldamente invitata” dalla comunità. Vi ricorda niente coltura microbica?

In fisica teorica gli integrali di cammino sono uno shock illuminante secondo solo alla scoperta della Meccanica Quantistica. Anche in meccanica classica la Lagrangiana può nascere come minimo del funzionale lineare ma alla fine è un “binario” ottenuto in maniera deterministica. Una misura di probabilità ottenuta sommando tutti gli stati possibili è invece una similitudine più adatta a quello che ci sta succedendo sulla rete.

Credo che ci tornerò più avanti, con maggiore dotazione di caffeina.

7 commenti

  1. Stavolta le basi del tuo ragionamento mi sembrano scivolose 🙂
    “Less is more” è una buona massima, anche un punto fermo se vogliamo, ma perché applicarla come comportamento virtuoso al conteggio delle parole (o dei paragrafi) e non invece al numero dei feed?

    La sola ragione che vedo, è che attraverso la sintesi, le parole possono essere teoricamente ridotte, senza perdere la capacità di dire sostanzialmente le stesse cose, mentre il numero dei feed risponde alla necessità di tenere conto di tutte le opinioni espresse sull’argomento di cui vuoi parlare. Credo sia una sintesi condivisibile della motivazione del comportamento diffuso che tu registri (di avere tanti feed, quindi di non avere tempo per i post lunghi), no?
    Dunque la “completezza” (delle fonti) come valore.

    Resta scivoloso lo stesso, per me.
    Per quanto ci muoviamo in una realtà culturale, quindi dialogica e relativa, la pertinenza dei miei argomenti sta nella capacità di rappresentare la realtà di cui parlo, molto di più di quanto non stia nel riflettere le opinioni altrui.
    Alla completezza si oppone quindi la pertinenza, la quale necessita, quando lo necessita, di articolazione.

    Ecco perché resto convinto, al momento, che nella circostanza di cui parli (tanta roba/poco tempo), sia ancora preferibile applicare ai feed, e non alla lunghezza dei post, il principio “less is more”.
    (ovvio che i post e i commenti 🙂 leggeri sono graditi, ma non sempre funzionali)
    Ciao

  2. Sono d’accordo con quanto dici e la parte finale è abbastanza illuminante. A me tempo fa venne in mente una similitudine invece con la gaussiana, più la campania è aperta (più post leggii) più c’è la possibilità che la media (il tuo punto più alto, il cosiddetto “massimo”) non sia rappresentativo di tanti casi, dei tanti post.
    Non so è un ragionamento strano, ci devo pensare su.
    Però sono convinto (tanto che mi sono dato una sorta di regola) che “less is more” non sia solo un principio o una moda ma che la sintesi nei post sia fondamentale e che valga lo stesso per i feed: per contestualizzare i contenuti poi potrebbero non bastare i tag, forse in futuro assiteremo anche ad un trionfo dell’excerpt.

  3. Grazie a tutti dei commenti!

    Rileggendomi, dopo le vostre osservazioni mi sono reso conto che più che scivoloso sono melmoso. Ho condensato in un solo post troppi spunti di riflessione. In compenso me ne avete dati molti voi.

    Mi sa che stavolta ci prendo gusto e torno a scrivere altri post 🙂

  4. Devo dire che “analisi” un po’ mi lusinga, parlerei più di “rant nobilitati” 😀
    Da lettore sono d’accordo con te, sono pochi i blog di cui leggo le cose più lunghe. Al tempo stesso mi viene più da fermarmi sui testi di media lunghezza che su quelli veramente corti quando sto facendo lo “scanning” con Liferea.
    Da autore invece ho il problema che, scrivendo in maniera abbastanza polemica, ci tengo a essere più chiaro possibile; e dato che, come sai, sono nel girone degli insicuri, aggiungo ulteriori precisazioni (come questa :D); per la legge di Murphy ovviamente la discussione si incricchia lo stesso dove non avrei pensato, ma quello è un altro discorso.
    Certo quello che conta è che alla fine qualcuno legga, altrimenti le vignette le terrei sul PC, visto che quel che penso già lo so. E ognitanto la “febbre da lettori” viene, ma fortunatamente di buona parte delle tecnologie che stanno dietro al mondo dei blog non capisco una mazza e questo mi impedisce di perderci troppo tempo (a parte l’ora/ora e mezza che ci metto a scrivere un post medio).

  5. @Drake: come ben sai dalle nostre lunghe chiacchierate dal vero e in mailing list, soffro della tua stessa malattia… però ultimamente mi sono anche fatto l’idea che sia un utile esercizio frammentare un grumo di idee nelle sue parti costituenti e forzarsi a scrivere un post elementare per ognuna di esse.

    Fa bene alla salute e chiarisce le proprie stesse idee.

  6. Ma tu dimentichi che ragioni da scienziato, da fisico. Io sono umanista, e pure un po’ sociologo, e l’idea di isolare un pezzo di un fenomeno complesso mi dà sempre la sensazione di corromperne l’intima natura, finendo per tradire lo spirito della riflessione (soccia che forbito :D).

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