Piove sulle tamerici salmastre ed arse

Ogni anno verso la fine di agosto, appena tornati dalle ferie l’assedio del caldo viene rotto dalle prime piogge.

Temporali estivi, alcuni veloci, altri torrenziali portano talvolta l’illusione di refrigerio.

La pioggia ha un valore catartico e in qualche modo ti suggerisce l’idea del lavaggio (purificazione è una parola grossa).

Poi guardi in basso, vuoi dal finestrino pieno di gocce quando sei fermo al semaforo, vuoi al centro della strada camminando quando rispunta il sole.

E ti viene tanta voglia di portare ad un laboratorio analisi un campione di quella schiumetta bianca che ti ritrovi a pestare.

Ma cosa calpestiamo (e respiriamo) per tutta l’estate a Bologna?

Bologna, 2 agosto. In soccorso della memoria

Il Trentasette

I soccorsi vennero organizzati immediatamente: ‘La prima ambulanza è piombata sul piazzale della stazione neppure due minuti dopo’. Così il Resto del Carlino, giornale cittadino, raccontava la reazione allo scoppio della bomba in stazione.

Ancora prima dell’arrivo di ambulanze e di vigili del fuoco i sopravvissuti vennero aiutati da passanti, ferrovieri e tassisti.
Anche le automobili private furono utilizzate per il trasporto dei feriti e fecero la spola fra stazione e ospedali.

Le lunghe catene umane in cui venivano passati i calcinacci, i mattoni che si spostavano tentando di liberare la zona dell’esplosione, sperando di trovare persone vive, seppur ferite, sotto le macerie erano formate da volontari, vigili del fuoco, soldati di leva; spesso si trovarono a lavorare fianco a fianco persone diverse, persone che, a Bologna, si erano trovate a fronteggiarsi anche aspramente sul piano politico.

Soccorsi bus 37
Soccorsi bus 37

Via Bologna – 2 Agosto 1980 – Associazioni Familiari vittime della strage alla stazione – I soccorsi

25 aprile

Un bacio per il mio ragazzo

Come ogni anno ci si incontra all’angolo del Nettuno, dopo aver camminato per una Bologna che si riempie di corone d’alloro.

Folla composita, giovani, vecchi, fazzoletti dell’ANPI. Alzabandiera, picchetto d’onore, gonfaloni (nota agli organizzatore: la musica de Il Gladiatore per favore no).

Cesare chiede “ma dove andiamo”?

E noi: “a salutare i Partigiani”.

A transenne aperte, quando la piazza riempie di gente, durante il bel discorso sulle tappe della Costituzione, vedi la gente che viene a vedere le foto del monumento, appese sul muro delle fucilazioni che un tempo portava la dicitura posto di ristoro per partigiani.

Negli sguardi dei vecchi, nelle carezze delle donne e nel trotterellare dei bambini c’è tutto il 25 aprile. Il punto di contatto fra il racconto e la realtà.

Fiori freschi

Come al solito in questi casi mi trovo meglio con le immagini. Vi invito a vedere le quasi 70 foto che ho pubblicato su Flickr.

P.S.: ultima nota per gli organizzatori: le carrucole per l’alzabandiera andrebbero messe oltre l’altezza bambino… abbiamo rischiato di dovere dare imbarazzanti spiegazioni per una tricolore a mezz’asta. 🙂

Il mattino ha la privacy in bocca

Copertina del Manuale del Giovane Detective

Sono le 7:29 del mattino. Tra pochi minuti porterò fuori i bimbi (già svegli da un’ora): Ulisse al nido e Cesare alla fermata dello scuolabus.

In un paio di centinaia di metri succederanno, in ordine sparso le seguenti cose:

L’impiegato dai capelli scuri della banca sotto casa mi saluterà con un asciutto “buongiorno”, conquistato dopo un anno di incrocio di sguardi.

Incontrerò la sua collega dall’espressione triste, i lunghi capelli castani lisci, che ogni mattina esce dal giornalaio abbracciando il sole 24 ore, fumando la sua prima sigaretta ed evitando il mio sguardo. Ricorda paurosamente la ragazza depressa di What Women Want.

Occasionalmente la loro direttrice, una bella donna sui 50 anni, bionda, farà qualche convenevolo ai bimbi, ché lei ha la parlata facile. La piccola squadra aprirà quindi la filiale.

Vedrò il vicino di casa occhialuto dall’espressione depressa che sta dentro il giornalaio. Se ne andrà su una vecchia bici graziella.

Davanti al barbiere che deve ancora aprire c’è il signore elegante che esce tutti i giorni vestito di tutto punto in gessato scuro, camicia a righe, cravatta e fermacravatta, volto fresco di rasatura e lunga chioma da farsi sistemare. Ha sempre una borsa della spesa elegante, di un particolare negozio di abbigliamento, per portare due piccoli oggetti (occhiali forse?, si vedono appena dall’imboccatura).

A volte, prima del barbiere fa la fila alla posta, che si trova nello spiazzo della fermata, insieme alla piccola coda di abitudinari, già pronti con i bollettini in mano alle 8 meno 5. I vetri dell’ufficio postale ancora chiusi.

Vicino alla fermata c’è la banca nuova tutta vetri trasparenti, un acquario inaugurato da poco più di un anno, che ogni giorno viene aperto da una bellissima ragazza dal caschetto biondo tagliato al laser: fa colazione insieme ai suoi colleghi alla pasticceria di fronte, si rifornisce di sigarette al tabaccaio qui vicino e apre la filiale rigorosamente dopo averne fumata una. Potrei fare il grafico della frequenza di cambio d’abito e del Giorno del Parrucchiere tanto è ISO 9000 quella pettinatura. Per non parlare dell’utilitaria nel parcheggio condominiale, proveniente dal concessionario di Imola.

Stesso discorso, un po’ meno modaiolo per i suoi colleghi maschi. Abiti scuri elegantissimi, capigliature corte lucide di gel e scolpite con la mola a disco. Facce da primo mattino, li vedi attraverso i vetri sfogliare pigramente il sole 24 ore. E’ evidente che si spartiscono le mattine di apertura lungo la settimana.

Sui bar non diciamo niente: quelli sono luoghi di abitudinari, li frequenti e sai cosa succede senza che ciò debba stupire. Limitiamoci ad annotare le consegne che fanno le bariste, armate di vassoi e caffé al vetro ricoperti di fazzolettini di carta, negli uffici e negozi attigui.

Per non parlare di tutta la popolazione che vive alla fermata dello scuolabus: i “compagni di fermata” della materna e delle elementari sono praticamente degli amici ed è ovvio che conosca le loro abitudini mattutine.

Naturalmente vale il contrario: l’impiegato, la direttrice, il giornalaio, la biondina, il distinto signore si chiederanno chi è quel papà che tutte le mattine alterna facce sempre più stravolte e si aggira per la via con la tuta al posto dei vestiti, lottando contro due bimbi un tempo piangenti a sirena, ora litiganti per fare passeggino-pooling, spinto di corsa per prendere il bus al volo.

Tra le 7 e mezza e le 8 il quartiere si anima e tutti sembrano fare le stesse cose, sincronizzati come soldatini. Se ci vivi dentro non puoi fare a meno di (an)notarli. La gente non si nasconde, anzi: lascia tracce, mostra scritte e marchi. Non c’è niente di male a ricordarsene: nulla che da tredicenne non avessi letto ne Il Manuale del Giovane Detective.

Se fosse una canzone sarebbe una cover bolognese di Penny Lane.

Se il quartiere fosse FaceBook il Garante della Privacy chiederebbe a tutti di girare con occhiali, baffi e nasi finti.

Da qui a chiedere l’oscuramento di via Andrea Costa il passo sarebbe breve.

Bologna, alla stazione il 2 agosto

Questo edificio rimarrà dov'è

Ecco il fotoracconto del corteo del 2 agosto.

C’era parecchia gente quest’anno, forse complice il caldo non ancora torrido, c’erano i parenti, le autorità, adulti e bambini, partigiani giovani e vecchi, associazioni, striscioni, colori.

Proprio stamattina al lavoro un amico mi ha chiesto perché ci vado, se ho motivi personali per farlo.

Gli ho risposto che non sono parente né conoscente delle vittime ma che avere 12 anni e vedere la propria città sventrata è un’esperienza che ti segna.

L’esercizio della memoria attraverso il rituale di una lenta camminata estiva è un’esperienza che arricchisce sempre.

Ogni persona in più che sotto il sole d’agosto accompagna in Piazza Medaglie D’Oro chi ha ancora le ferite in corpo fa una cosa buona.

E noi continueremo a farlo, programmando le ferie di conseguenza, anno dopo anno.

A Bologna, il 2 agosto si arriva anche a piedi, partendo tre giorni prima.

Il percorso inverso l’abbiamo fatto in macchina, percorrendo nel pomeriggio un’autostrada quasi vuota, il giorno del grande esodo in direzione Milano, con buona pace del bollino nero.

C’era un bambino da salutare, una mamma e un papà da abbracciare e qualche domanda di Cesare da evitare.

Questa è stata la nostra staffetta.

Da Paullo a Bologna

Appuntamento il 2 agosto a Bologna

Stazione di Bologna 2 agosto 1980

Come ogni anno domattina andrò alle celebrazioni per il 2 agosto, sfidando l’Italia in vacanza e la città semideserta.

In genere sono sempre andato con la famiglia e con un amico. Il giorno prima, il primo agosto, ci si passa la voce: sei a Bologna domani? Ci vediamo in Via Indipendenza o in Piazza?

Quest’anno ho deciso di scriverlo sul blog. Chi vuole unirsi lo scriva nei commenti. E’ un’esperienza importante per sentirsi bolognesi, per stare vicino ai familiari delle vittime, per non dimenticare in che razza di paese abbiamo vissuto e ci ostiniamo a vivere.

Ci vediamo alle 9:00 all’incrocio via Indipendenza – via Ugo Bassi, di fronte a piazza Nettuno. Alle 9:15 parte il corteo.

Manifesto 2008 celebrazioni strage 2 agosto 1980

Visti da dentro

We college students come here to learn Italian, study new things, live on our own outside the American cocoon, experience the culture and form relationships with the people and the country. And Bologna should be the perfect place for this. Umberto Eco is a professor here, at what claims to be the world’s oldest university, and Prime Minister Romano Prodi lives down the street in a rather typical ochre-colored Bolognese house. Plus, a pizza margherita, at under three euros, is one of the most affordable eating pleasures in the world.

Sophie Egan, studentessa di Seattle ventenne vive a Bologna e si sfoga elegantemente del ritorno di immagine del caso Perugia. Un bel modo di sperimentare sulla propria pelle il circo mediatico italiano.

Vorrei avere avuto io a venti anni la lucidità e la compostezza che ha avuto Sophie nello scrivere le sue ragioni al New York Times. Dove si legge tra l’altro una dignitosa consapevolezza del livello del proprio presidente, di avere provocato una guerra e del dollaro basso.

A 20 anni pensavamo di cambiare il mondo. Dimostrando teoremi al matusel.

Brava Sophie. [Via Witt]

Terry Pratchett a Bologna

Terry con cappello in posa classica

Guarda tutte le foto dell’incontro.

Grazie alle segnalazioni di Ilaria e .mau. oltre alla telefonata di Nicoletta ho potuto assistere al primo incontro di Terry Pratchett in Italia.

Update: .mau. ha raccontato l’incontro con Terry a Milano.

La saletta della biblioteca per ragazzi della Sala Borsa era gremita di fan di ogni età. L’occasione è la presentazione di Stelle Cadenti, traduzione italiana di Moving Pictures.

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