La classe non è Aqua

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13 anni fa Mac OS X Public Beta: cursori caramellosi e strisce di sfondo ci fecero prima stupire poi stufare. Con l’evoluzione di OS X l’interfaccia migliorò moltissimo. Oggi le nuove icone piatte di IOS 7 fanno lo stesso effetto e promettono un futuro analogo.

Il punto di vista di uno sviluppatore. Via DF.

But with major user interface changes such as Aqua or iOS 7, Apple has another tendency: they overshoot the mark. Their incremental approach then becomes one where unnecessary items are removed (such as Aqua’s stripes) or improved (excessive shadows and transparency are toned down.)

There’s a good reason for this: it’s much easier to take away elements from a design than it is to add them. Simplicity is achieved by removing that which is not really needed.

One parallel with iOS 7 and Aqua that I don’t expect to see: an evolution that takes over a decade. There are a couple of reasons for this.

(Via furbo.org · Been There, Done That.)

Come ti nascondo il banner dai feed RSS

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La seconda cosa più insopportabile della lettura di un feed RSS dopo il feed troncato è il feed con pubblicità incorporata. La lettura con un client web come Google Reader te lo spara dritto in faccia prima che tu possa reagire.

L’imminente chiusura di Google Reader ha risvegliato in me l’interesse per NetNewsWire che ho ripreso a usare con ritrovato piacere.

Avevo dimenticato quanto fosse comoda l’interfaccia Mac nativa e quanto fosse personalizzabile.

Poco fa mi sono ritrovato ad aggiustare l’altezza della barra centrale, quella che separa i titoli dal contenuto e, oplà, mi è scomparso il banner sotto al post.

Ho deciso che sarà l’altezza di default per i feed troncati con pubblicità sottostante, non me ne vogliano Punto Informatico e gli altri feed che continuerò a leggere.

A volte non serve ricorrere a tecnologia sofisticata. A volte basta trascinare una barra in una finestra.

A volte sono veramente intollerante. Con la pubblicità sono impietoso.

Il giornalismo urlato fa il web schizofrenico.

Repubblica.it - Osama ucciso

E’ da un po’ che osservo l’evolversi delle home page dei giornali cartacei online, in particolare di Repubblica.it. Sono passati oltre dieci anni dallo “sbarco sul web” del giornale cartaceo, qualcosina è migliorato ma l’affannosa voglia di riprodurre online lo strillo del giornale cartaceo e la velocità urlata del telegiornale non si è affievolita.

Negli ultimi tre giorni ci sono stati tre eventi-notizia mondiali come il matrimonio di William e Kate, la beatificazione di Papa Wojtyla e l’Uccisione (presunta, direi) di Osama Bin Laden. Nei mesi passati c’è stato l’attacco alla Libia e le altre rivoluzioni nei paesi del nord Africa.

In ogni occasione l’home page si allarga a tutto campo, e il titolone diventa uno strillo sopra un carosello di foto a effetto.

Ma la sintesi di uno strillo non basta più, l’ansia di voler dire tutto ma proprio tutto in home page inzeppa sommario e occhiello di link grandi, link medi, link minuscoli con e senza iconcine.

Non contenti di ciò il titolo-strillo viene spezzato in più frasi ognuna linkata verso un contenuto diverso.

E’ il collasso dell’usabilità, l’informazione del web trasformata in urlo, l’attenzione del lettore-navigatore strattonata ad ogni occhiata.

Mai come ora benedico l’informazione data dal passaggio del mouse: se non vado a vedere nella barra inferiore di Safari (menu Vista > Barra di Stato) a quale indirizzo porta il link su cui sto passando il mouse non oso cliccare: non è chiaro in quale sezione del giornale si finisce, non si sa se verrà mostrato un video, un articolo o una foto (e se non ho flash istallato? E se non ho abbastanza banda?), non si sa se una volta all’interno dell’articolo avrò a portata di mano gli altri link sulla stessa notizia presenti nel titolo strillato della home page.

Praticamente sembra di stare in un ingorgo di traffico dell’informazione.

Continuo a pensare che, problemi di usabilità a parte, sul web quel che conta è l’interesse, non l’attenzione. Voglio essere informato da qualcosa che richiami il mio interesse e vi immetta dati nuovi, non da qualcosa che ha urlato più forte e mi abbia fatto precipitare nella pagina dei video più cliccati invece che nella sezione Esteri.

Se un evento è in aggiornamento frenetico può capitare di ritornare alla home dopo aver letto un articolo e trovarla cambiata, con una diversa disposizione di link “urlati” e parcellizzati nel titolo principale. Devo di nuovo orientarmi, aprire tante pagine in tab diversi e farmi un ordine mentale.

Leggere, anche nel bel mezzo di una breaking news, dovrebbe essere un piacere, non una fatica.

Tutti a preoccuparsi per Flash

Oggi, appena aggiornato Firefox, eccomi ricevere un allarmante monito dalla schermata di benvenuto

firefox 3.6.6. what's new: flash upgrade

Allora non era solo Jobs a preoccuparsi degli aspetti di sicurezza di Flash… 🙂

Third, there’s reliability, security and performance.

Symantec recently highlighted Flash for having one of the worst security records in 2009. We also know first hand that Flash is the number one reason Macs crash. We have been working with Adobe to fix these problems, but they have persisted for several years now. We don’t want to reduce the reliability and security of our iPhones, iPods and iPads by adding Flash.

(via Apple – Thoughts on Flash)

Grazr: il futuro di RSS e OPML (e comunque un cazzillo dannatamente divertente)

Confesso che per un po’ di tempo ho etichettato l’OPML come quella cosa che piace tanto a Paolo e a Dave. 🙂 In realtà so bene che si tratta di un altro utile formato per aggregare feed in forma gerarchica o generare ogni tipo di outline. E’ utilissimo per esportare i propri feed e condividerli.

Poi un post di TechCrunch stanotte mi apre un mondo: l’OPML diventa un oggetto navigabile e divertente e con lo stesso metodo si possono navigare feed RSS e pagine piene di link a feed RSS. Gli autori del colpo di genio sono i tizi di Grazr.

E’ il classico caso di cosa più facile a farsi che a dirsi: si va su Grazr armati di un indirizzo web di nostro interesse, si genera un’applet e la si incolla sul proprio web, sotto forma di pannello o di link che genera una nuova finestra.

Avremo un oggetto utilissimo: un browser di contenuti annidati, tipici delle liste OPML ma anche un esploratore di link di pagine web, un po’ come la funzione HTTP di Interarchy per Mac OS X. La vista è a colonne successive oppure a lista annidata (come il Finder appunto) o ancora a tiplo pannello cone NetNewsWire. Ripeto: provatelo.

Ma a cosa serve? E? il futuro del Web 2.0, mi azzardo a dire il web 2.5: liste eterogenee di contenuti testuali, ipertestuali e feed navigabili senza soluzione di continuità. E’ ciò che occorre per gestire i River of News che stanno prendendo il posto delle singole news. Sul sito di Grazr ad esempio viene utilizzato per l’help e le FAQ, oltre che per raccolte di link.

L’utilizzo maggiore che di primo acchito mi salta all’occhio è per gestire la navigazione di risultati dinamici di ricerca di feed o di pagine che per loro natura contengono tantissimi link a feed, come TechMeme, ma anche i tanti feed di YouTube (i video più visti, i più votati, etc.) o di Flickr. Può servire anche per ascoltare podcast, seguire commenti di un post e altro ancora.

E ora l’ho messo alla prova:

1) la pagina dei feed di Repubblica.it:


la stessa cosa da lanciare in una nuova finestra cliccando sul badge: Open Grazr

2) Share my OPML top 100


versione badge: Open Grazr

L’autodiscovery ha ancora dei limiti: non sono riuscito a fargli vedere i veed della top 100 di Qix.

Google Spreadsheets hands-on e riflessioni

Google Spreadsheets Launches: “

Another week, another Google product launches. Or almost launches in this case. Google hasn’t opened up Google Spreadsheets, an Ajax spreadsheet, to the general public yet but they have published a tour of what the product will look like once it actually does launch, and you can request an invitation to try it out.

(Via TechCrunch.)

google-spreadsheet-invito.jpgPrendo spunto da uno dei tantissimi post sulla nuova uscita di Google per accodarmi ai presunti fortunati possessori di accesso a Google Spreadsheets. Dico presunti perché basta chiedere e l'account arriva in poche ore: probabile misura anti-carico dei server di Google, ancora più probabile misura per creare mistero sul prodotto attirando curiosi come mosche. Non credo si arriverà alla creazione di siti per lo scambio di account come fu per Gmail (gmailswap e gmail4troops ora inattivi) ma una certa attenzione da parte blogosfera e dei siti di news è già stata prodotta.

Non sto a dilungarmi sulle feature, di cui hanno parlato in molti (con tanto di screenshot a volontà), di fatto riportando le tre cose che mette in chiaro il tour approntato da Google stessa: ci sono tutte le funzioni di base di uno spreadsheet, si importano i file di Excel e quelli in formato CSV, si possono formattare le celle, selezionare, creare le formule a colpi di clic di mouse sulle celle interessate. Aggiungo solo che la lista di funzioni supportate non è per niente ridotta, allego unica mia screenshot.google-sp-funzioni.jpg

Ma l'accento forte è tutto sullo sharing, sulla condivisione dello stesso spazio di lavoro nello stesso momento o in momenti diversi da parte di più persone. Google stessa ci invita a provarlo anche nelle situazioni più normali e quotidiane garantendo che lo hanno usato sulla loro pelle, ancora in versione alfa, per cose serie come i le stime di banda dei loro servizi.

In effetti l'interazione via chat con gli altri collaboratori è una feature molto stimolante. Io mi sono limitato ad usare il word processor Writely, recentemente acquisito da Google, sfruttando le revisioni delle versioni successive per una recensione per Applicando. E' tutto un altro modo lavorare, non immediatamente naturale né comodo, ma decisamente innovativo.

Come per Writely quello che conta è l'impressione immediata che viene trasmessa da tool come Writely o Google Spreadsheet. Nella mia breve prova mi sono travo d'accordissimo con una sensazione di eccessiva costrizione nell'adattamento al web di applicazioni nate fuori da esso: uno spreadsheet, ancor più di un word processor è fatto di molti clic di mouse su elementi come menu, celle, o parole, che devono dare un'impressione di risposta immediata al clic stesso, quasi fossero oggetti fisici che rispondono a stimoli veri. Mentre Gmail ben si adatta a questa transizione, gli altri due strumenti hanno ancora qualche rigidezza (oltre a costringere l'utente mac ad abbandonare Safari per Firefox o Camino, ma questa è colpa del supporto JS di Safari).

Un buon inizio è quello di creare il bulk del documento o del foglio di calcolo offline sul proprio computer e poi caricarlo su Google per la condivisione e l'affinamento dei contenuti. La parte lunga si costruisce in fretta a colpi di scorciatoie di tastiera e poi si beneficia dell'intelletto collettivo nell'elaborazione successiva, magari fatta da un Internet Café o su un computer prestato da un collega. E questo è, IMHO, il futuro.

Il che conduce alla domanda: perché? Vuole Google fare una guerra frontale a Microsoft? Ci sono interessanti conversazioni su questo punto: si vedano ad esempio i pezzi di Business Logs, 37signals e Daring Fireball secondo cui Google non starebbe scoprendo subito le sue carte e cercherebbe di gettare falsi bersagli verso Microsoft; il suo core business è la pubblicità e attirando curiosi sui suoi servizi in ultima analisi attira clic sui suoi link. Un po' come l'operazione di Apple e dell'iTunes Music Store che serve come sponda per vendere più iPod invece di generare soldi con la vendita di canzoni.

Meno ovvi sono i due commenti di Ars Technica e di Scoble: non ci sarà competizione frontale Google-Microsoft sui prodotti in sé ma sui formati (Ars, che prevede un'avanzata di ODF) e sul middleware (Scoble, che riconosce la pressione di Google su MS nell'introdurre in Office strumenti di condivisione come Wiki).

Secondo me c'è' un altro aspetto meno nitido ma ugualmente importante da considerare: Google ci sta provando. Sta provando a erodere un terreno sacro di Microsoft che è quello di Office. Non lo fa in maniera speculare, come farebbe un piccolo produttore indipendente di software che propone una versione analoga della suite di Microsoft, cercando di battere il gigante sul suo stesso terreno (o come sta facendo Apple con iWork, sotto la maschera della cura grafica e dell'eleganza). Google sta cambiando il terreno di gioco portando Office sulla rete, terreno su cui è Google il gigante. Finché Writely e altri cloni AJAX di Office erano limitati a piccole realtà sulla rete non potevano che attrarre un minuscolo numero di utenti. Google è un marchio che porta con sé milioni di utenti, una filosofia-collante che è quella della ricerca, indicizzazione e condivisione dei contenuti e supporto degli standard.

Quale fetta di utenti puo' portare via Google a Microsoft? Beh, se mettiamo da parte i problemi di privacy, secondo cui nessuna azienda metterebbe nelle mani di Google i suoi bilanci fatti in Excel, rimane quell'enorme numero di utenti che è solito usare Word o Excel per le piccole cose, per la lista della spesa, per passarsi barzellette a catena rigorosamente in formato Word. Tutta gente che, per ignoranza in primis, per abitudine o per distrazione fa affidamento sull'ubiquità di pacchetti Office istallati sui PC dei propri destinatari. Ma per definizione la rete è ubiqua, e così i browser di ultima generazione supportati, (IE, Firefox che guadagna fette di utenza continuamente). Perché allora non passarsi un link anziché un attach via mail? Già accade con YouTube e tanti altri casi di passaggi virali… perché non passarsi una lista di materiali da spedire che qui regolarmente viene fatta in Excel, la cui smisurata potenza di calcolo viene usata solo come incolonnatore di stringhe?

Io penso che solo la minoranza degli utenti, la coda della gaussiana del popolo di Excel sappia che si possono fare le query dinamiche a DB esterni come Oracle o MySQL o usi quotidianamente le tabelle pivot. Se vuoi fare il tuo bilancio di casa o importare il tuo conto corrente o il dettaglio chiamate del cellulare vai poco oltre la funzione somma, media e percentuale.

Quanti sono gli utenti di questo tipo? Molti, forse non quanto quelli che, dopo una prima diffidenza sono diventati GMail-dipendenti. Perché la posta in una sola cartella si cerca meglio, perché prima o poi le label arriveranno su tutti i mailer. Perché GMail è il futuro dell'impostazione di tutti i client di mail. Pero' sono tanti lo stesso e bastano per attirare business su Google e mettere paura a Microsoft.

Più sono grossi e più fanno rumore quando cadono. Forse che i tempi stanno cambiando e il vecchio gigante stia perdendo l'equilibrio? Basta provare a farglielo perdere, senza pretendere di doverci riuscire, senza snaturare il proprio corso naturale aziendale.

Google ci sta provando.

Technorati Tags:


Arriva puntualissimo Firefox 1.5

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Come annunciato nei giorni scorsi e confermato dall'accendersi di quasi 20 news nella mia smart list Mozilla Family.

La segnalazione più esauriente quella di InfoWorld, la più appassionata quella di Zbigniew Braniecki su Aggregate, il blog comunitario degli sviluppatori di Flock.

Firefox è una garanzia, il browser di riferimento con cui sviluppo e controllo pagine web (imperdibile la web developer extension). Per il browsing di tutti i giorni Safari e NetNewsWire non hanno eguali per integrazione con il Mac OS X.

Technorati: Firefox

I blog? Roba vecchia!

Parola di Mark Pilgrim:

My name is Mark Pilgrim, and this is my personal home page.

From July 2001 to October 2004, I published a weblog here. (You can still browse the archives if you like.) Now that everyone and their dog has a weblog, I've gone retro and converted it back to a home page, like the one you made for your dog in 1996 and promptly forgot about. Everything old is new again.

Mark è stato un grande blogger che ha saputo travasare le sue immense conoscenze di programmatore sulle sue pagine, unendole ad una graffiante capacità di commento e polemiche sull'andamento delle tecnologie web degli ultimi anni.

Quando il W3C proponeva varianti contorte all'XHTML Mark lo cazziava. Quando l'RSS si complicava pure. Quando Movable Type è diventato roba commerciale è migrato a WordPress Un giretto sui sui archivi è istruttivo. Ora sta cazziando tutti noi, con tanti saluti ai più permalosi.

Non ha tutti i torti a mio avviso, anzi. Chi mi conosce sa che non amo confondermi con la massa. Tuttavia l'evoluzione di qualunque tecnologia su Internet produce effetti sociali (nella realtà virtuale) analoghi a quelli di una piccola cittadina che diventa una metropoli o di un negozietto che diventa un megastore.

15 anni fa nessuno sapeva cos'era un email, ma chi li usava rispettava scupolosamente la netiquette (vedi anche il sito di Bertola) e, ad esempio, si curava del quoting. Oggi chiunque ti inonda di robaccia, rispondendo in cima al testo, con interi mail allegati inutilmente, il subject pieno di R:R:R: (grazie a M$oft), e scrivendo in HTML.

Quando il blog diventa uno strumento facile allora chiunque si mette a usarlo. Quando sbarca sui grandi quotidiani come paroletta di moda anche peggio. I contenuti originali sono sempre meno frequenti. La gente rilancia notizie a partire dalle stesse press release che tutti possono già leggere quando si dovrebbe fare il contrario: scrivere solo quando si hanno osservazioni da fare sulle notizie. Un commento arricchisce di punti di vista. Una news peggiora solo il rapporto segnale-rumore.

Diceva sempre Mark nei commenti a questo post:

Re: news-reposters. The combination news-aggregator-plus-blogging-tool is probably the worst possible invention for the long-term health of the blogging community. All other things being equal, people will do what their tools make easy – witness all the newbie blogs with default Radio templates that do nothing but repost auto-generated excerpts from the top ~25 bloggers. Like, who cares? Go into stamp collecting. I’ve written scripts that generate more interesting content.

Ed era il 9 febbraio del 2003.

Secondo me c'è una terza via: rimettere l'accento sulla parte log della parola weblog. Riprendere il significato originario di registro di eventi (informatici e non) insito nella parola log. Se racconto cosa sto facendo, nel lavoro o nella vita, allora i miei contenuti possono aggiungere un mattoncino alle informazioni in rete. Sapere a che punto è la lavorazione di qualche cosa è un'informazione utilissima, specialmente in ambito corporate o dove ci sia un lavoro collaborativo.

Il più è convincere gli altri…

Mac OS X at Microsoft Campus

OS trends?: “

At the CSS Working Group meeting on the Microsoft campus today there were 10 of us, with 11 laptops. Five of the laptops were Macs, all running MacOS X. Four of the laptops were running Linux variants (two Debian, one Fedora Core, one Gentoo). The last two laptops were running Windows XP.

Monopoly? What monopoly?

(Via Hixie's Natural Log.)

It's the same situation I perceived after two meetings of upoming GARR group: in the first one there was only my PowerBook, in the second one there were three Apples, 2 iBooks and 1 powerbooks. The iBooks were switchers from unix world.

Microsoft insegue Blogger e Google

Ma ce lo racconta Yahoo! News:

By introducing blog services, Microsoft has entered a new front in its battle with Google, which got a head start by acquiring the Blogger platform last year. The two already have competing Web-based e-mail services and are about to lock horns over search technology. Later this year Microsoft plans to premiere MSN NewsBot and MSN BlogBot, tools for searching news and blogs, respectively (bet you didn't figure that one out).

Gli interessi di grossi nomi nel fenomeno dei Blog fa veramente pensare che tra poco questo strumento diventerà usuale nell'ambito lavorativo.

L'adozione di Apple di Blojsom è forse passata un po' troppo in sordina a seguito della presentazione di Mac OS X 10.4 Tiger. Vedremo come sarà il lancio solo nel 2005.

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